Incendio Pescara: 20-25 anni prima che la pineta torni a vivere, e poi c’è chi accende un fuoco per un selfie

“Prima di ritornare con una pineta diciamo consistente ci vorranno almeno 20-25 anni: devi dare modo e tempo alla natura di ripartire con il suolo”. A sostenerlo è Fernando Tammaro, già professore di botanica all’Università dell’Aquila e di Chieti. Nel frattempo c’è chi arriva ad accendere un falò per farsi un selfie sul luogo del disastro: la denuncia arriva dal consigliere comunale di Pescara dell’Udc Berardino Fiorilli che ha raccontato sulla sua pagina Facebook l’accaduto.

“Ieri mattina, mentre eravamo in sopralluogo con Commissione comunale presso la Pineta di Pescara ancora avvolta dal fumo, ci vengono a segnalare un episodio incredibile. Una coppia di individui, che aveva impellenza di farsi un selfie sul luogo del disastro, non trovando focolai accesi (per fortuna) aveva ben pensato di accenderne uno ‘piccolino’ per poter rendere la propria foto più interessante. Alle rimostranze del passante si sarebbe giustificata dicendo che era solo un piccolo focolaio e che lo avrebbero comunque spento dopo lo scatto migliore. Naturalmente abbiamo immediatamente allertato la polizia municipale, mentre siamo rimasti tutti attoniti e senza parole”.

Mentre le indagini vanno avanti prosegue anche la conta dei danni. “Quando c’è un incendio – spiega il professor Tammaro- prima di tutto devi togliere tutti i tronchi bruciati perchè quelli determinano
degli attacchi di microfunghi che non consentono l’impianto del nuovo; poi devi vedere come è il suolo, però in genere il suolo riprende. Infine devi cominciare con le piantumazioni. Ovviamente devi mettere le essenze giuste: quella era una pineta dove prevaleva il Pino di Aleppo, quindi devi rimettere quello. Però nelle aree dove stava la farnia, queste essenze che erano legate agli acquitrini, spero che non si siano bruciate, altrimenti sarà difficile reimpiantarle, perchè vengono su spontanee: credo però che possano avere resistito, perchè stavano negli ambienti umidi dove il fuoco non attacca come
quando attacca i pini”.

Barbara Orsini: