A Pescara formalmente chiuso il Ccs, il centro di coordinamento dei soccorsi, dopo la riunione in Prefettura di questa mattina, ora si procede con le operazioni di bonifica per spegnere gli ultimi focolai all’interno della pineta dannunziana. Aperto fascicolo per incendio boschivo doloso: in arrivo rinforzi investigativi da Roma.
Delle alte fiamme da scenario apocalittico di domenica scorsa, resta qualche piccolo fuoco fatuo tra i tronchi dei pini, quasi a ricordare quel che soltanto due giorni fa era un luogo identitario di Pescara.
Difficile immaginare che l’incendio sia stato originato da un innesco spontaneo, considerata la simultaneità delle fiamme che hanno divorato la vegetazione in più punti della riserva, complici la siccità e il vento che, trasportando scintille, potrebbe aver provocato dei cosiddetti salti di incendio, ma per poter parlare di inneschi veri e propri occorrerà che a pronunciarsi siano le indagini.
Perché se la situazione legata all’emergenza può dirsi sotto controllo, ora il fronte caldo si sposta sul lato investigativo con le indagini portate avanti dai Carabinieri della compagnia di Pescara e dai Carabinieri Forestali e coordinate dal sostituto procuratore Anna Benigni. Il fascicolo d’inchiesta è stato aperto a carico di ignoti per incendio e incendio boschivo doloso con la speranza che si arrivi ad individuare i responsabili del disastro. Rinforzi investigativi arriveranno anche da Roma con il nucleo dei Carabinieri Forestali, specializzato in incendi boschivi, che attraverso l’applicazione del Mes, il metodo dell’evidenza scientifica, dovrà risalire ad eventuali inneschi che confermino il dolo.
L’attività dei droni servirà, invece, a mappare l’incendio dall’alto, mentre perimetrazione e bonifica dovranno essere effettuate via terra con uomini direttamente impiegati sul posto.
( i droni del “Nucleo SAPR”)
Intanto, già si pensa al post bonifica e a come e quando la pineta tornerà ai fasti di prima. Fonti vicine ai Forestali fanno sapere che le strade possibili sarebbero due: ripiantumare alberi già grandi che però, essendo già adulti, potrebbero avere una maggiore difficoltà di attecchimento, oppure lasciare che la pineta si rigeneri da sola, facendo rinascere spontaneamente ciò che è stato disseminato con il calore dell’incendio, magari con interdizioni dell’area al pubblico per non disturbare il processo di rigenerazione della riserva. Ci vorranno comunque decenni per tornare allo status della pineta antecedente la devastazione di fuoco, avvenuta soltanto due giorni fa, che ha riempito l’aria di fumo e benzene, rilevato dalle centraline dell’Arta, l’agenzia regionale per la tutela ambientale, come spiega il direttore regionale, Maurizio Dionisio.
«Le nostre centraline hanno rilevato valori di benzene compatibili con la combustione degli arbusti. Ora i livelli si sono abbassati perché anche il vento ha fatto la sua parte, disperdendo la nube. Ad ogni modo continueremo a monitorare l’atmosfera, aggiornando continuamente i dati.»