L’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali interviene in merito all’incendio divampato nelle zone di Villaggio Alcione, Fosso Vallelunga e Riserva Dannunziana e contesta il Pan (piano di assetto naturalistico) della riserva che ne impedisce la manutenzione.
“Già lo scorso giugno – si legge in una nota – in occasione del primo rogo abbiamo lanciato l’appello a ricominciare le attività di prevenzione antincendio con la Gestione Forestale Attiva della Pineta. Si ricorda, ancora una volta, che la pineta si trova all’interno della città di Pescara e per la sua composizione quasi monospecifica a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) è ad altro rischio pirologico come inquadrato anche dalla carta del rischio pirologico della Regione Abruzzo. Attualmente per il piano di assetto naturalistico, la Pineta e le aree del Fosso Vallelunga, per scelta, non vengono manutenute ai fini antincendio. Si è scelto, pericolosamente, di non sfalciare l’erba nei fossi, sotto i pini e di recintare il tutto lasciando a evoluzione naturale. Stessa decisione in merito alberi morti in piedi o caduti a terra che non vengono rimossi”.
L’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali ricorda che la Pineta è di origine antropica, frutto di impianto ex novo del soprassuolo, oggi non più presente, da parte del Marchese D’Avalos nel ‘500. Il consiglio da parte del presidente Matteo Colarossi è di “cambiare immediatamente le scelte del Piano di assetto naturalistico, abbandonando i vincoli legati all’evoluzione naturale e attuando una Gestione Attiva Selvicolturale volta a prevenire gli incendi”.
“Le attuali piante – prosegue la nota – sono frutto di rimboschimenti fatti dall’ex Corpo Forestale dello Stato a partire dal dopoguerra agli anni ‘80. Non essendoci quindi un’origine relitta e semi-primigenia non è giustificabile l’evoluzione naturale di un rimboschimento artificiale all’interno di una città densamente abitata. Prima dell’istituzione della Riserva e dell’approvazione del piano di assetto naturalistico venivano attuate tutte le operazioni preventive come lo sfalcio delle erbe, i diradamenti migliorativi della struttura e delle condizioni fitosanitarie e la rimozione della necromassa (legna secca) in piedi o a terra”. “Il Fuoco si combatte a fiamme spente – ribadisce Colarossi – i vincoli, la burocrazia, come ci insegna il caso degli incendi della Sardegna, amplificano gli effetti negativi del fuoco in estensione, nei danni e nella difficoltà dello spegnimento proprio per la mancanza di gestione forestale. Lo abbiamo visto nel 2017, anche da noi, per il grande incendio del Morrone. È quindi importante, se teniamo al nostro patrimonio forestale che si abbandoni una volta per tutte la politica del non gestire. Il nemico degli incedi e degli incendiari è proprio la Selvicoltura preventiva. Infine, gestire permetterà una volta per tutte di valorizzare, proteggere e migliorare in biodiversità e resilienza i nostri boschi e foreste”.