Il presidente della Regione definisce “un errore” il rinvio a giudizio del direttore generale della Asl di Pescara Vincenzo Ciamponi. La replica della Anm abruzzese: “Affermazioni inaccettabili, così si delegittima il lavoro dei magistrati”.
LE PAROLE DI MARSILIO
Porto un grande rispetto per la procura e il tribunale di Pescara, che peraltro negli ultimi mesi hanno due volte prosciolto in istruttoria i dirigenti della Asl, riconoscendo la correttezza e la trasparenza del loro operato. Con lo stesso rispetto mi permetto di dire oggi che questa rinvio a giudizio è un errore: con questa scelta non potranno essere giudicati, ad esempio, i soggetti che facendo parte della commissione hanno alterato i punteggi di gara ingannando anche lo stesso Ciamponi, che si è trovato da firmare sul tavolo la determina di assegnazione dell’appalto viziata dalle trame corruttive messe in opera da Sabatino Trotta. Nel tentativo di dimostrare un’improbabile corruzione si rinuncia a perseguire almeno due corrotti sicuri, che resteranno indisturbati al loro posto di lavoro dentro l’Asl.
Quanto a Trotta, ho purtroppo sperimentato sulla mia pelle la sua doppia personalità e la valanga di millanterie che usava con le sue amanti e con il capo della cooperativa la Rondine per convincerli a dargli soldi in contanti. E le stesse carte dell’inchiesta dimostrano come più volte Trotta si sia fatto consegnare i soldi in contanti sostenendo di doverli portare ad altri, ma che in realtà tratteneva per se. L’accusa a Ciamponi si regge solo su questo: Trotta si fa dare soldi da Dolce e Mattucci dicendo di doverli usare per corrompere Ciamponi, e approfitta del rapporto di amicizia con quest’ultimo per raccontare che la macchina comprata da Ciamponi per il figlio l’avrebbe pagata con quei soldi. Che peraltro sono il quadruplo di quanto la macchina vale. Concludendo con una battuta, ho più volte suggerito a Ciamponi di portare quel catorcio che ha comprato per il figlio e di parcheggiarlo in piazza salotto per esporlo al pubblico. Basterebbe vederlo per capire che se quello fosse davvero il prezzo di una corruzione per un appalto di parecchi milioni, Ciamponi più che la galera meriterebbe il manicomio.
LA REPLICA DELLA ANM
La giunta esecutiva Anm dell’Aquila evidenzia come non siano accettabili, pur nella libertà di critica, le affermazioni ivi contenute, che gettano discredito non solo sui magistrati impegnati nella trattazione del procedimento penale ma sull’intero ordine giudiziario e, provenendo da un autorevole esponente politico, sono capaci di ingenerare disorientamento nell’opinione pubblica, minando la fiducia dei cittadini nell’Istituzione giudiziaria.
Le parole del presidente della Regione Abruzzo, pronunciate all’indomani della notizia del rinvio a giudizio disposto dal Tribunale di Pescara nei confronti del direttore generale della Asl Vincenzo Campioni nell’ambito della vicenda degli “appalti sanità”, travalicano i limiti della legittima critica e mirano a delegittimare, agli occhi dell’opinione pubblica, i magistrati che si occupano del processo. I pubblici ministeri, adempiendo ai loro doveri e all’esito di complesse indagini, hanno formulato un’ipotesi di accusa che dovrà essere vagliata nel dibattimento, all’interno del processo e nel rispetto delle garanzie difensive. Non è tollerabile l’azione di screditamento di un processo in corso di svolgimento altresì paventandosi “errori giudiziari” e difetti investigativi, specie quando essa viene esercitata, attraverso gli organi di stampa, da chi riveste importanti incarichi istituzionali.
Destano forte perplessità e sgomento, inoltre, i toni e le certezze manifestate, attraverso giudizi apodittici e di valore morale, dal presidente della Regione, con specifico riferimento ad alcune persone già coinvolte nel procedimento, una delle quali peraltro non più in condizioni di difendersi per effetto del tragico epilogo della sua esistenza, nell’ambito di un processo nel quale, peraltro, la stessa Asl si è costituita parte civile.
Stride, inoltre, l’invito rivolto dal Presidente della Regione all’imputato Ciamponi di volere esibire la propria autovettura, nell’ipotesi accusatoria prezzo di corruzione, presso piazza Salotto di Pescara, luogo che notoriamente ha ospitato in passato i resti dell’autovettura sulla quale viaggiavano le vittime della strage di Capaci. La Ges Abruzzo esprime piena solidarietà e vicinanza ai colleghi impegnati nella celebrazione del processo, colpiti da queste ingiuste aggressioni, i quali quotidianamente esercitano con rigore, serenità ed indipendenza le proprie delicate funzioni e ribadisce, inoltre, la necessità che, fermo il diritto di critica, il suo esercizio sia sempre improntato al rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della giurisdizione, capisaldi della democrazia.
Poche ore dopo nuova nota di Marsilio che replica: “Io non delegittimo nessuno, tant’è vero che mi affido al giudizio della magistratura stessa, nutrendo la certezza che saprà far emergere la verità dei fatti. E ho manifestato in tempi e occasioni ‘non sospetti’ la stima, la considerazione e la piena collaborazione con le procure e i tribunali abruzzesi. E con la stessa Anm, che in Regione Abruzzo ha trovato e continuerà a trovare porte aperte. Aggiungo che sono grato alla procura di Pescara per l’importante contributo che sta dando nello scoperchiare pratiche illecite odiose e intollerabili. Rivendico il diritto di esprimere il mio giudizio senza che questo debba essere trasformato in un conflitto istituzionale, che non esiste ed è oggettivamente esagerato evocare. Nessun ruolo e nessun ufficio è insindacabile”.