Notificati questa mattina i provvedimenti di attenuazione della misura cautelare per i quattro arrestati che da oggi sono di fatto ai domiciliari. Nelle parole di Masci ” rabbia e sconcerto, traditi fiducia e impegni contrattuali”
Sono stati notificati questa mattina, lunedì 19 giugno 2023, dal Tribunale di Pescara, così come annunciato nei giorni scorsi, i provvedimenti di attenuazione della misura cautelare dal carcere ai domiciliari per i quattro principali indagati nell’ambito dell’operazione ‘La Tana delle Tigri’ su un presunto giro di mazzette e droga nell’ufficio lavori pubblici del Comune di Pescara.
Tornano dunque a casa il dirigente Fabrizio Trisi, che si è dimesso ed è stato già sostituito e dunque non costituisce un pericolo per l’inquinamento delle prove; l’imprenditore Vincenzo De Leonibus, anche lui dimissionario dall’incarico di amministratore delegato della De Leonibus Edile, e i due accusati di aver rifornito cocaina a Trisi e De Leonibus, Pino Mauro Marcaurelio che ha confessato la cessione di droga a Trisi e Vincenzo Ciarelli.
Secondo l’accusa De Leonibus avrebbe beneficiato di numerosi appalti per vari lavori, dalla manutenzione delle strade a grossi cantieri sull’asse attrezzato e manutenzione di reti idriche, in cambio di soldi, varie regalie, assunzioni di suoi amici e collaboratori a ‘Pescara Energia’, ma anche di droga da lui stesso acquistata e condivisa con Trisi e due funzionari pubblici.
Iscritte, nel registro degli indagati, altre figure tra funzionari pubblici, esponenti della microcriminalità, e il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, quest’ultimo per un unico episodio, legato a una cena elettorale.
«Come sindaco di Pescara e primo cittadino di tutti i pescaresi, pur non volendo alimentare polemiche strumentali, disinformate e fuorvianti, ritengo di dover necessariamente puntualizzare, per amor di chiarezza, alcuni aspetti della vicenda che ha investito il Comune. È di tutta evidenza che gli arresti per una vicenda sulla quale farà piena luce la magistratura e di cui sarà scritta la verità processuale, porta in primo piano riflessi politici che non possono prescindere da un fatto che va sottolineato con forza: è stato tradito il vincolo di fiducia, sono stati traditi gli impegni contrattuali ed è stata tradita la deontologia professionale. Allo sconcerto iniziale è subentrata la rabbia, perché tutto questo è intollerabile. Il Comune è stato danneggiato da questa vicenda, a tutti i livelli, ma ha dimostrato di avere un’articolazione e una struttura politico-amministrativa sana. Quanto alle conseguenze, è scontata la costituzione di parte civile non appena sarà concessa dalla Legge. Va ribadito che stiamo parlando di dipendenti infedeli, non certamente di un sistema corrotto e neppure di contaminazione corruttiva come qualcuno vorrebbe far credere. Nessun politico è tirato in causa e i dipendenti coinvolti sono una minoranza irrisoria rispetto all’intero corpo comunale con cui mi confronto ogni giorno e di cui apprezzo lavoro e impegno. Trovo singolare e anche patetico che l’opposizione, a corto di argomenti e in perenne affanno per questo, si levi col ditino alzato a fare la morale come se in casa propria non avesse avuto uno scandalo che ha riguardato amministratori e politici, e la cui scia giudiziaria ha consentito a qualcuno di sedere sui banchi del Consiglio comunale; e di dimenticare anche le regole deontologiche e di buona politica facendo irruzione in conferenza stampa con una sceneggiata indegna di un luogo istituzionale. Infine, all’onorevole Luciano D’Alfonso, sindaco emerito di Pescara la cui storia passata e recente parla per sé, che ha usato un linguaggio greve e spregiudicato, ricordiamo che la grande Pescara non è e sarà quella da lui paventata di “grande cocaina”: al contrario, ci sentiamo di rassicurarlo che non è e non sarà né quella del “grande affare” né tanto meno quella del “grande malaffare”. Pescara non è una città in saldo e i suoi amministratori non sono in vendita: se ne faccia una ragione».