L’incidente mortale in un cantiere Superbonus di ieri a Pescara per l’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, è una tragedia annunciata, perché si sta lavorando sotto pressione in vista della scadenza del 31 dicembre
L’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili, definisce una “tragedia annunciata” l’incidente sul lavoro del 2 dicembre a Pescara con un operaio di 55 anni che è deceduto dopo essere precipitato per alcuni metri da un’impalcatura posta sul tetto di un edificio. “Siamo profondamente addolorati e rivolgiamo il pensiero alla famiglia della giovane vittima esprimendo le nostre condoglianze”, dice il presidente regionale Antonio D’Intino, “al contempo, non possiamo sottrarci da una amara riflessione perché la tragedia si è verificata in un cantiere di Superbonus: uno di quelli che stanno lavorando sotto pressione in vista della scadenza del 31 dicembre, data da non superare per non perdere l’agevolazione con la massima aliquota al 110 per cento”.
Non solo accelerazione del lavoro in vista della scadenza imposta dal governo, ma anche necessità di recuperare rallentamenti e sospensioni a causa di quelle che l’Ance definisce “innumerevoli giravolte normative” e, soprattutto, del problema irrisolto dell’incaglio dei crediti. “Ostacoli a non finire”, continua D’Intino, “che sono stati caricati tutti sulle spalle delle imprese, oltre che sui cittadini. Sono stati vani gli innumerevoli appelli al governo a voler, quanto meno, concedere una proroga per i lavori in corso, in modo da consentire una chiusura ordinata e in sicurezza dei cantieri perché i rischi si devono ridurre alla fonte, perché la salute dei lavoratori non si tutela con i processi ma con le azioni di prevenzione. Nella realtà, le imprese e i lavoratori sono stati lasciati da soli, stretti da vincoli infernali che mettono alla prova la capacità realizzativa e, nei fatti, compromettono la sicurezza”.
“Non possiamo assistere in silenzio a questa tragedia ed aggiungerla agli incidenti mortali sul lavoro: dobbiamo avere il coraggio di leggere in questa immane disgrazia anche una colpa da parte di coloro che ai massimi livelli hanno sottovalutato il rischio o, piuttosto, lo hanno completamente scaricato”, tuona D’Intino, “non è possibile far finta di niente e dormire sonni tranquilli. Occorre disinnescare il rischio assumendosi le rispettive responsabilità e bisogna farlo entro ieri. Oggi, è già tardi! Il governo deve intervenire e disciplinare la tempistica della fine lavori in corso in modo tale da non alimentare ulteriori rischi nei cantieri e consentire di lavorare nel rispetto dei criteri di salute e sicurezza, come merita un paese civile”.