Nel primo trimestre del 2021 sul territorio provinciale teramano si sono registrati 608 infortuni ( 554 in occasione di lavoro e 54 in itinere) e sono stati denunciati tre incidenti mortali. Dati allarmanti per i quali i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato chiedendo un tavolo allargato e un nuovo patto sociale.
Sindacati in presidio davanti alla Prefettura di Teramo, questa mattina, per tornare a sensibilizzare le istituzioni sul tema della sicurezza sul lavoro. Nei primi tre mesi dell’anno, infatti, in provincia di Teramo si sono verificati ben 608 infortuni sul lavoro, di cui tre mortali. La stragrande maggioranza, 554 su 608, si sono verificati durante il lavoro mentre 54 in itinere e il macrosettore dove si è registrato il maggior numero di incidenti, ben 508, è quello dell’industria e dei servizi. Da qui la necessità, secondo i sindacati, sia in provincia che in tutto il paese, di un nuovo patto tra le parti sociali.
“Rispetto alla sicurezza c’è bisogno di un cambio di passo – sottolinea Giovanni Timoteo, segretario provinciale della Cgil – sono troppi anni che siamo in questa condizione e nessun passo in avanti è stato fatto dal legislatore e dalle associazioni datoriali che individuano una realtà diversa. A parte qualche fatalità se andiamo ad analizzare gli incidenti sul lavoro nella maggior parte dei casi sono legati all’elusione e al mancato rispetto delle norme di sicurezza”.
Per questo i sindacati chiedono una piattaforma pluriennale, con azioni incisive che partano dal mondo della scuola, con l’obiettivo di modificare l’atteggiamento culturale rispetto a un tema vissuto spesso “solo come un costo”. Nel corso del presidio, iniziato alle 10, una rappresentanza sindacale è stata accolta dal prefetto al quale è stato consegnato un documento. Nelle prossime settimane, inoltre, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Giovanni Timoteo, Fabio Benintendi e Fabrizio Truono, chiederanno un confronto ad Inail ed Ispettorato del lavoro per fare il punto della situazione sulla provincia e l’apertura di un tavolo con le organizzazioni datoriali “per condividere la necessità che le lavoratrici ed i lavoratori, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, età, genere, provenienza, prima di essere adibiti ad ogni specifica mansione ricevano una preparazione e un addestramento adeguati”.
I numeri dicono chiaramente quanto sia urgente intervenire sul dilagante e drammatico fenomeno a partire da un rinnovato atto di responsabilità collettiva: “Ciascuno faccia insomma la propria parte – dicono i sindacalisti – a partire dal Governo passando per la Conferenza Stato-Regioni, gli enti preposti e le Parti Sociali”
“Anche dal nostro territorio intendiamo rimarcare quanto sia necessario ed urgente che attraverso un rinnovato atto di responsabilità collettiva Governo, istituzioni, conferenza Stato-Regioni, enti preposti, parti Sociali (CGIL-CISL-UIL e Associazioni Datoriali) stipulino un grande PATTO PER LA SALUTE E PER LA SICUREZZA SUL LAVORO, che deve inserirsi all’interno ed in coerenza di un quadro pluriennale determinato dalla STRATEGIA NAZIONALE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE, assente da sempre nel nostro Paese ma richiesta insistentemente negli anni dalle organizzazioni sindacali. Occorre definire in maniera chiara obiettivi, interventi e misure di tutela da porre in essere in coerenza con la strategia quinquennale europea, allineandosi al modello comunitario.”