Italicum, Nathalie Dompé: “Serve cambiare, sostengo il sì”

Nathalie Dompé, giovane erede della famiglia che controlla il colosso farmaceutico Dompé e presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo, promuove la riforma costituzionale e lo fa attraverso una lettera aperta indirizzata al premier Matteo Renzi e al presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso.

“La riforma costituzionale, prima ancora di rappresentare un cambiamento politico – scrive Nathalie Dompé – rappresenta una svolta. Un primo, piccolo passo verso un processo di modernizzazione del nostro paese, colpevole di un immobilismo che l’ha reso a dir poco anacronistico”. Abbiamo intervistato la giovane Dompé in una delle sue recenti visite all’Aquila, dove ha sede lo stabilimento farmaceutico, per chiederle cosa l’ha spinta a prendere “carta e penna” e inviare una lettera in cui, dice, “sostengo il sì”.

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LA LETTERA COMPLETA

Al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e al Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso.

Velocità, semplicità, propositività.

Il presente è, per definizione, un oggetto in continuo divenire. Ma affermare che il nostro presente si evolve rapidamente è del tutto riduttivo: viviamo in un’epoca che ha ridefinito il concetto stesso di velocità. Per essere al passo non basta più essere veloci: bisogna arrivare in anticipo.

Bisogna innovare. Intuire le idee nell’aria, trovare la soluzione prima ancora che si presenti il problema, essere avanti nella conoscenza e nella padronanza delle tecnologie. Per fare questo servono certamente volontà e dinamismo, ma ci vuole anche un ambiente favorevole. E meno ostacoli a rallentare il percorso.

La riforma costituzionale, prima ancora di rappresentare un cambiamento politico, rappresenta una svolta in questa direzione. Un primo, piccolo passo verso un processo di modernizzazione del nostro paese, colpevole di un immobilismo che l’ha reso a dir poco anacronistico.

Un problema che trova nell’azione la sua più naturale soluzione, intervenendo sulle istituzioni con l’obiettivo di risolvere l’impasse di una burocrazia ormai obsoleta. Agire, per chi come me opera in un settore che ricerca costantemente il meglio per la salute delle persone, è sempre la mossa giusta. Perché significa rendere concreto ciò per cui studiamo e lavoriamo.

Per questo mi riconosco negli obiettivi della riforma costituzionale promossa dal ddl Boschi, e sostengo il Sì al referendum di ottobre come un primo passo verso la semplificazione, la riduzione di costi e tempi e la promozione di una politica attiva e propositiva da parte dei cittadini.

Semplificazione, perché grazie al superamento del bicameralismo perfetto l’approvazione delle leggi diventa un processo più snello, a discapito delle situazioni di stallo e “palleggio” tra Camera e Senato che complicano l’iter delle riforme.

Con il Sì al referendum la Camera dei Deputati, eletta dai cittadini a suffragio universale diretto, diventa l’unica ad approvare le leggi e dare la fiducia al Governo, mentre il Senato diventa un organo di raccordo tra autonomie regionali, Stato e Unione Europea. In questo modo il Governo può avere un rapporto più diretto sia con la Camera dei Deputati che con le autonomie locali, garantendo maggiore efficienza, velocità e trasparenza.

Riduzione dei costi e dei tempi, perché il numero dei senatori passa da 315 a 100, 95 dei quali eletti dai consigli regionali. Questi ultimi non sono più pagati dal senato, ma percepiscono solo lo stipendio di amministratori locali.

Un notevole segnale di risparmio con un impatto anche sulla riduzione della spesa pubblica legata alle Regioni, il cui peso legislativo diminuisce a favore di un ritorno di materie quali ambiente, trasporti, energia e occupazione alla competenza esclusiva dello stato. In tema di risparmio e snellimento dei processi rientra anche l’abolizione del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro.

Propositività, perché apre ai cittadini la possibilità di introdurre referendum per proporre nuove leggi, e non soltanto per abrogarle o confermarle. Per i referendum di iniziativa popolare scompare il quorum del 50% più uno dei votanti qualora le firme raccolte siano 800.000.

Un modo, questo, per favorire la partecipazione attiva delle persone e promuovere una politica creativa in senso letterale, ovvero impegnata a creare piuttosto che limitarsi ad andare contro. Per una partecipazione che sia davvero democratica.

Credo che questi aspetti possano dare un notevole impulso al miglioramento di un sistema che non è ancora sufficientemente in grado di rispondere alle sfide del presente e che si colloca, rispetto alle altre democrazie europee, decisamente un passo indietro.

Ritengo che votare Sì al referendum costituzionale sia un’azione necessaria per un allineamento del nostro paese agli standard contemporanei. Un primo segnale concreto per consentire all’Italia di tenere il passo con la velocità del presente e, magari, di arrivare anche in anticipo.

Nathalie Dompè

Marianna Gianforte: