La rivoluzione d’amore di Giovanni Palatucci

“Giovanni Palatucci. L’ultimo questore di Fiume italiana” è il titolo del nuovo libro di Ennio Di Francesco, già funzionario di polizia, storico e saggista, presentato ieri nella Sala Figlia di Iorio alla Provincia di Pescara.

Della sua incredibile storia si è saputo solo diversi anni dopo, grazie alle confessioni di uno zio vescovo, Giovanni Palatucci, vice commissario aggiunto di Pubblica Sicurezza e Medaglia d’oro al merito civile, aveva talmente preso seriamente il suo ruolo di servitore dello Stato, ma soprattutto di tutore della popolazione civile, che, subito dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia, non lesinò di aiutare tutte quelle donne e quegli uomini che avevano la sola colpa di essere reietti dal regime, in particolare ebrei e slavi. La sua attività s’intensificò nel periodo in cui prestò servizio alla Questura di Fiume, dopo che era stato allontanato da Genova per via delle sue doti di grande umanità. All’estremo confine italiano Palatucci e i suoi collaboratori salvarono molti ebrei e irredentisti slavi, una soffiata, probabilmente dall’interno dei suoi uffici, ne provocò l’arresto nel settembre del 1944, morì di stenti nel campo di concentramento di Dachau il 10 febbraio del 1945, a soli 37 anni, e il suo corpo non fu mai ritrovato, forse finito in una fossa comune. Alla sua figura, celebrata anche da Gerusalemme come  Giusto tra le Nazioni, l’ex funzionario di Polizia, storico e saggista Ennio Di Francesco ha voluto dedicare il suo nuovo libro, edito da Carabba, “Giovanni Palatucci: l’ultimo questore di Fiume italiana”, con i contributi, per altro, di illustre figure come Liliana Segre, Anna Foa, Lamberto Giannini e la prefazione del Cardinale Matteo Maria Zuppi, e presentarlo, non a caso, l’11 febbraio, nel Giorno del ricordo, quasi a stabilire un legame immaginario con un’altra figura eroica, quella di Norma Cossetto, violentata e uccisa dai partigiani slavi e gettata nelle foibe:

“Palatucci e la Cossetto sono morti lo stesso giorno – ci racconta Di Francesco – entrambi vittime dell’odio, quell’odio che anche noi stiamo, purtroppo sperimentando, con le guerre attualmente in corso nel mondo. Io credo che Giovanni Palatucci e Norma Cossetto, insieme, siano invece un grande simbolo di pace  e attraverso il loro martirio ricordano a tutti noi, come un forte grido rivolto al cielo, quanto sia importante la pace tra gli uomini.”

IL SERVIZIO DEL TG8

Luca Pompei: