La commissione onomastica del Comune dell’Aquila boccia l’installazione della targa intitolata a Sergio Ramelli, studente milanese di 19 anni del Fronte della gioventù, ucciso nel ’75 da una cellula terroristica legata ad Avanguardia operaia. Il sindaco “Sarà comunque installata”
Un parere non favorevole quello della commissione, dettato dalla non sussistenza dei requisiti. Sul tema sono intervenute le opposizioni: “Evidentemente avevamo ragione ad immaginare uno spazio dedicato a tutte le vittime degli anni di piombo”.
L’indicazione della commissione andrebbe proprio verso l’intitolazione di uno spazio pubblico dedicato alle vittime del terrorismo. I consiglieri hanno ricostruito tutta la vicenda prendendosela con il sindaco Biondi e con il consigliere Claudia Pagliariccio.
La targa a Ramelli fu approvata nella seduta consiliare del 12 giugno, con un ordine del giorno proprio del consigliere Pagliariccio che decise, raccontano le opposizioni, di bocciare il loro ordine del giorno che chiedeva invece al sindaco di promuovere nelle scuole iniziative per parlare ai ragazzi degli anni di piombo con una targa dedicata a tutte le vittime e non a una sola. I consiglieri hanno ricordato che il sindaco si scagliò contro questa proposta facendo pensare che la targa fosse una questione ideologica.
(In fotografia la targa intitolata a Ramelli apposta nel comune di Lodi)
Sulla targa intitolata a Ramelli è arrivata anche la dichiarazione del sindaco Biondi: “Parere obbligatorio ma non vincolante, sarà installata”. Di seguito la replica integrale del sindaco dell’Aquila:
“L’ordine del giorno, approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 12 giugno scorso, relativo alla richiesta di installazione di una lapide commemorativa dedicata alla figura del giovane Sergio Ramelli, trucidato nel 1975 a Milano da un gruppo di estremisti di Avanguardia operaia, è stato erroneamente inviato allo Commissione per l’onomastica che non è competente, da regolamento, per l’apposizione di targhe, ma per le intitolazioni e le denominazioni. Peraltro, il parere espresso dall’organismo è obbligatorio, ma non vincolante. Pertanto l’amministrazione procederà secondo quanto stabilito dall’Assise civica, massima istituzione democratica ed espressione della volontà popolare”.
“La sola colpa di Ramelli fu quella di aver condannato in un tema scolastico le Brigate Rosse. Lui, come molti altri, è da ascrivere nell’elenco delle vittime degli “anni di piombo”, in cui contrapposte fazioni si sono scontrate sulla base di ideologie che la storia ha definitivamente archiviato e relegato nei libri di storia. È unanime il sentimento di vicinanza, pietas e dolore per tutti i lutti che in quegli anni hanno funestato la nostra Nazione, a prescindere dalle appartenenze politiche o partitiche. Ciò che differenzia, però, la vicenda di Sergio Ramelli da tutte le altre, è legato ad un elemento: la sua condanna a morte, morale, viene sentenziata all’interno di un luogo, la scuola, che è, o dovrebbe essere, il baluardo per la tutela, la crescita e la formazione dei ragazzi chiamati poi a formare la comunità nazionale. Il tema di questo ragazzino, normalissimo e con i capelli lunghi – ben lontano dall’immagine stereotipata di un naziskin che picchiava gli stranieri – e che credeva in un ideale, fu preso da un professore e affisso su una bacheca come atto di accusa pubblica. Atto che evidentemente istigò gli aggressori a picchiarlo a sangue fino alla morte poi avvenuta in ospedale. Raccapricciante, poi, fu l’applauso con cui l’allora Consiglio comunale di Milano salutò la notizia della sua prematura scomparsa. Questa è l’unicità legata alla figura di Ramelli, che le istituzioni, anche il Comune dell’Aquila, città libera, del perdono, della pace e della riconciliazione, hanno il dovere di ricordare al pari di altre tragiche morti registrate in quegli anni su cui non ci sono e non ci sono mai stati preclusioni o pregiudizi. A conferma di ciò, si sottolinea come siano già molte le città italiane che hanno inteso, anche attraverso una intitolazione, esprimere un sentimento di memoria: da Milano a Lodi a Ragusa, passando per Perugia, Chieti, Arezzo (e si potrebbero citarne molte altre)”.