Jake russell legato per sette giorni ad una ringhiera con una catena cortissima e costretto a non muoversi nemmeno per cercare riparo da sole e caldo. Dopo l’esposto scatta il sequestro e la denuncia di due persone per maltrattamento
A liberare il povero cucciolo sono stati i militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Lanciano, su disposizione della Procura della Repubblica di Chieti, eseguivano un decreto di sequestro preventivo, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Chieti, di un Simil Jack Russel, tenuto in condizioni incompatibili con la propria natura, in situazioni che determinavano al cane, per crudeltà o senza necessità, inutile sofferenza e potenziale pericolo per la salute.
L’attività di indagine nasce da un esposto presentato dalla L.I.D.A. (Lega Italiana dei Diritti dell’Animale), che aveva osservato continuativamente, per circa una settimana, le condizioni di detenzione del came, legato alla ringhiera con una catena molto corta e privato della possibilità di muoversi liberamente per diversi giorni.
Sebbene la detenzione alla catena costituisca un illecito amministrativo, laddove la condotta sia continuativa e rechi sofferenze per l’animale si configura il delitto di maltrattamento, previsto dall’art. 544-ter del codice penale: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5.000 euro a 30.000 euro“.
Sul punto, recentissime sentenze della Cassazione denotano una sempre maggiore sensibilità nei confronti degli animali di affezione; ad esempio, si è pervenuti alla condanna di un “uomo che aveva collocato e custodito, per tempi prolungati, un cane di razza bull terrier in un ambiente tale da non consentire all’animale di potersi muovere liberamente e, quindi, inadatto alla sua naturale esistenza, in quanto rinchiuso all’interno di uno spazio di dimensioni estremamente anguste, delimitato da una rete, e legato ad una catena di soli 120 centimetri, tanto da cagionargli lesioni consistite in piaghe infette agli arti posteriori, verosimilmente causate da decubito sulla pavimentazione, nonché dermatiti di varia natura”. Il cane è stato recapitato dai Carabinieri Forestali c/o il canile rifugio di Ortona, con giudiziale custodia all’associazione animalista LIDA, che ne ha accettato l’affidamento a titolo gratuito.