La revoca del 41 bis al quale è sottoposto l’anarchico pescarese Alfredo Cospito è stata chiesta dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e dagli organi centrali di polizia
L’udienza si è svolta ieri al Tribunale di sorveglianza di Roma. La sentenza arriverà nei prossimi giorni, i giudici infatti si sono riservati la decisione. A rendere noto il nulla osta di Dna e polizia è stato l’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Cospito. Proprio per sollecitare la revoca del carcere duro Cospito aveva portato avanti uno sciopero della fame che si protrasse da ottobre 2022 ad aprile 2023.
Il 57enne leader degli anarchici del Fai-Fri è detenuto a seguito della condanna per aver sparato alle gambe, a Genova nel 2012, all’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e per aver collocato due ordigni esplosivi fuori dalla caserma della Scuola per carabinieri di Fossano (Cuneo), nel 2006. Il fatto che le bombe fossero artigianali e mal congegnate evitò conseguenze e vittime. L’udienza davanti ai giudici capitolini era stata fissata a seguito di una istanza del difensore di Cospito, proposta contro i rigetti da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio di due richieste di revoca anticipata del regime del 41 bis.
Lo scorso 26 giugno si è concluso anche l’ultimo processo nel quale Cospito era imputato, nato dall’inchiesta Scripta manent; la Corte di assise d’appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni di carcere la pena per strage, in relazione al fallito attentato di Fossano, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha lasciato al giudice
del dibattimento la discrezionalità di valutare il riconoscimento delle attenuanti del “fatto lieve”, anche nel caso di pena edittale fissata con l’ergastolo. Il carcere a vita
per Cospito – che è recluso a Sassari – era stato richiesto dalla Procura generale. Il leader anarchico ha seguito l’udienza in videocollegamento, ed ha respinto le accuse negando ogni coinvolgimento e parlando di “forzature” e “accanimento” nei suoi confronti.
Nei mesi scorsi, quando Cospito faceva lo sciopero della fame ed era stato trasferito a Milano – con ricovero anche nel centro clinico del carcere di Opera e poi nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo – le varie anime della galassia anarchica al grido di ‘Alfredo libero’ e ‘No 41 bis’ si unirono per una massiccia campagna di solidarietà. Su alcuni aspetti violenti delle manifestazioni si sono appuntate le attenzioni di investigatori e magistrati.
Oltre alla Procura di Bologna, dove è stato aperto un fascicolo per associazione sovversiva con una mezza dozzina di indagati, si è mossa anche quella di Milano, che in relazione ad episodi avvenuti lo scorso 11 febbraio durante un corteo nel capoluogo lombardo ha ottenuto sei misure restrittive e ha chiuso l’inchiesta su 13 appartenenti all’area antagonista. Il 15 settembre il Tribunale di Torino ha restituito a Cospito alcune foto di famiglia e cartoline illustrate che gli erano state inviate in carcere e che la Corte di Assise di appello di Torino aveva chiesto di trattenere. Per il Tribunale del capoluogo piemontese le 29 foto e le cartoline non sono veicolo di “messaggi criptici” . Si tratta di foto piuttosto datate che ritraggono “persone sorridenti, adulti e bambini, in contesti domestici”, compresi i “defunti genitori”, e cartoline nelle quali si chiedeva a Cospito notizie sulla sua salute o gli si esprimeva solidarietà.