L’Aquila: a 12 anni dal sisma c’è ancora molto da ricostruire

A 12 anni dal terremoto dell’Aquila, anniversario a cui ci si avvicina, oltre allo spazio del ricordo e della memoria, diventa quasi inevitabile tracciare un bilancio della ricostruzione della città. Se molto è stato fatto molto c’è ancora da fare soprattutto per la ricostruzione pubblica che si attesta ad una percentuale del 40% circa.

Ci sono ancora delle macchie, dei veri e propri buchi neri rappresentati dai lavori mai partiti o, in alcuni casi, solo all’inizio. Situazione che fa riflettere gli osservatori esterni e che irrita i cittadini a tal punto che alcuni di essi pare non rientrino nelle case ormai pronte, da quel che si sa, proprio a causa di situazioni nei paraggi non più tollerabili.
Gli esempi sono diversi, quelli più eclatanti tre a partire dalla Cattedrale di San Massimo, in Piazza Duomo: i lavori non partono e il progetto ancora in fase di verifica, situazione ferma da 12 anni.
Altro esempio è il Quarto Cantone con l’ex Convitto Nazionale e la biblioteca provinciale dove il problema è dato dalla presenza di diversi proprietari laddove la stazione appaltante è il provveditorato alle Opere Pubbliche.  Lavori mai partiti neanche qui, solo ora in fase di aggiudicazione.
Per finire l’altro esempio eclatante rappresentato dalla chiesa di Santa Maria Paganica: molti in questi anni hanno gridato allo scandalo poichè non si sa nulla sullo stato dell’arte ma soprattutto si teme per la pericolosità della chiesa fortemente danneggiata. Tante le denunce dei residenti nelle immediate vicinanze.
Le cose non vanno meglio per altre chiese come Santa Giusta, San Marciano, Santa Maria di Roio  oppure palazzi in centro città come quello dell’ex Camera di Commercio nel corso, l’ex Ipab a Piazza Palazzo, Santa Maria dei Raccomandati al Corso Stretto e Palazzo Margherita, il palazzo municipale, i cui ritardi sono in fase di recupero.
Per il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Pierluigi De Amicis ci sono ancora tante problematiche legate alla ricostruzione della città sia per la parte privata che per quella pubblica: le opere non si vedono eppure le carte aumentano e per questo bisogna dotare gli uffici tecnici di personale capace svuotando le pratiche degli inutili orpelli burocratici, soprattutto a livello nazionale.
Capitolo a parte per le scuole: anche se qualcosa nelle procedure sta cambiando, sono solo due le scuole pubbliche  ricostruite dopo 12 anni.

 

Barbara Orsini: