All’Aquila chiudono due asili nido comunali su tre e scoppia la protesta delle mamme.
Quando venne aperto oltre 30 anni, l’asilo nido Primo Maggio rappresentò subito una realtà all’avanguardia nell’ambito dei servizi alle famiglie, in un’epoca di forte industrializzazione in cui si combatteva per i diritti delle donne e delle mamme. L’asilo venne aperto infatti con il contributo dell’ex Italtel, che nel momento di maggiore espansione e ricchezza dava lavoro nell’ambito delle telecomunicazoni a 5mila persone.
Oggi, primo giorno dell’anno pedagogico, l’asilo Primo Maggio non ha riaperto. Stesso destino per un altro asilo, l’Ape Tau, con 87 bambini in tutto costretti a rimanere a casa tra tanti disagi per i genitori e 15 educatrici senza lavoro. Unico asilo nido comunale aperto, infatti, è il Viale.
Questa mattina educatrici, mamme, nonni e zii si sono ritrovati per un sit-in di protesta davanti all’asilo, per dire al sindaco di trovare una soluzione e non chiudere le due strutture. Il problema sta nella mancata proroga dei contratti delle educatrici. Causata secondo l’amministrazione comunale dal jobs act, che limita il rinnovo dei contratti oltre i 36 mesi di lavoro.
Un limite che verrebbe, però, superato da una circolare emanata dal governo che permetterebbe, al contrario, la possibilità di prorogare i contratti delle precarie storiche degli asili nido in tutti i Comuni d’Italia. Una questione su cui è tornata più volte la senatrice del Pd Stefania Pezzopane. Eppure il Comune dell’Aquila su questo fronte continua a fare orecchie da mercante e a ritenere – con il sindaco Massimo Cialente in testa – che non ci siano le condizioni per procedere al rinnovo.
Intanto le mamme e le educatrici, sostenute dai sindacati , che questa mattina hanno partecipato anche alla Commissione comunale che si è riunita ad hoc, chiedono che il lavoro nei due asili nido venga riportato alla normalità e pretendono “un’operazione verità”.
“Il nostro Comune non è stato in grado di trovare una soluzione al problema del rinnovo dei contratti delle 15 educatrici precarie che lavorano nei nidi dal 2010 dopo avere superato un concorso”, dicono le mamme, “a rimetterci è la qualità educativa, perché i bambini si troverebbero a dover cambiare asilo e maestre, perdendo i loro punti di riferimento”. Intanto per quasi 100 piccoli quest’anno niente asilo nido.
Il servizio del Tg8: