Il Comune dell’Aquila impugna la prescrizione dell’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali, che aveva imposto all’ente la sostituzione delle 4 funi portanti della funivia del Gran Sasso e ricorre in Tribunale chiedendo pure il risarcimento danni
L’obbligo era contenuto nel provvedimento di nulla osta tecnico con il quale l’agenzia aveva dato il via libera, lo scorso 11 gennaio, alla riapertura al pubblico esercizio della funivia. Il 23 gennaio l’amministrazione aveva inviato un’istanza specifica all’agenzia, finalizzata all’annullamento e al ritiro, in autotutela, della disposizione sulla sostituzione delle funi. La vicenda della funivia ha scatenato una marea di polemiche ma ha anche prodotto un danno, economico e di immagine, alla montagna aquilana e al Centro Turistico del Gran Sasso con alla partenza della stagione invernale con grande ritardo, neve a parte.
L’esercizio era stato bloccato dall’Ansfisa, dopo un esposto di un privato cittadino che evidenziava delle riserve sulla sicurezza delle funi, di una in particolare. Poi il pubblico esercizio era stato di nuovo autorizzato con alcune prescrizioni su velocità o capienza, tavolozza che il Ctgs in realtà già osservava. Oltre a questa era stata impostata la chiusura dell’impianto al 30 aprile per la sostituzione delle funi portanti. Questo in anticipo rispetto alla scadenza del 2028 come anno per la sostituzione e fine naturale del ciclo vitale delle funi. Poi c’è stata pure la comunicazione della Regione Abruzzo per l’interruzione della funivia dal pubblico esercizio dal 1 maggio.
Il Comune però ora passa al contrattacco e come si legge nella nota diffusa, “la prescrizione determina, senza alcuna motivazione e, anzi, in contrasto con le verifiche ed i controlli svolti e con le ulteriori prescrizioni dettate per l’esercizio della funivia dalla medesima Agenzia, un gravissimo ed ingiustificato onere per l’Amministrazione Comunale, che viene chiamata a sostituire le quattro funi portanti della funivia in anticipo di quasi cinque anni rispetto ai cicli manutentivi imposti dalla normativa tecnica”. Questo è quanto si legge nella delibera approvata dall’esecutivo comunale in cui, oltre all’annullamento del provvedimento, si annuncia pure che verrà posta in essere l’azione legale anche per richiedere “il risarcimento dei danni provocati dall’azione dell’Ansfisa e dei suoi funzionari”.