Camera ardente in Comune per Don Attilio Cecchini. L’Aquila piange uno dei suoi figli più illustri
Un giorno triste per L’Aquila. Gli aquilani, ordinati e composti, hanno fatto visita all’avvocato Don Attilio Cecchini per un ultimo saluto nella camera ardente voluta dal Comune nella sala del Consiglio a Villa Gioia, prima del funerale a Collemaggio.
Avvocati, giornalisti, cittadini comuni, amici e parenti perché Don Attilio, considerato uno dei migliori penalisti d’Italia e giornalista di razza, era uno dei simboli dell’aquilanitas, tanto grande la sua cultura quando la sua semplicità perché aveva un sorriso e una parola per tutti.
È morto a quasi 96 anni, li avrebbe compiuti il 20 marzo. La sua storia è un romanzo, dal suo impegno in Venezuela come giornalista a quello di avvocato quando tornó in Italia. Oggi, insieme ad una città intera, lo piange la figlia Nataly che adottó quando lei aveva dieci anni.
Molto importante è stato il suo impegno negli anni dopo il sisma nei processi, chi c’era non potrà mai dimenticare le sue arringhe.
Nel 2012 fu vittima di un grave incidente stradale ma la sua tempra gli permise di riprendersi al meglio.
In Abruzzo è ricordato anche per aver difeso Michele Perruzza, il muratore di Balsorano condannato all’ergastolo per la morte della nipotina Cristina Cappoccitti. Convinto della sua innocenza, quel processo ebbe molti punti oscuri, è celebre la foto della carezza a Perruzza.
La morte in carcere dell’uomo non permise a Don Attilio di dimostrare ciò di cui lui era convinto.
Il giornalista Angelo De Nicola ha raccontato la sua vita in un libro, difficile da sintetizzare in poche parole.
Il foro aquilano perde un maestro, punto di riferimento di generazioni di avvocati. Una città che, nel portargli l’ultimo rispettoso saluto, perde uno dei suoi figli più illustri.