Fa discutere la “contesa”, se così si può dire, tra L’Aquila e Pescara de I Morticelli, opera di Michetti del 1880. Lo spostamento della tela da Casa D’Annunzio, a Pescara, al museo dell’Aquila ha provocato più di un malumore sulla costa: come da noi documentato il sindaco Masci ne ha espressamente chiesto, alla Soprintendenza, il ritorno a Pescara.
Ma la proprietà è del Munda e a Pescara si trovava come altre opere per un deposito temporaneo. Lo spiega bene il critico d’arte aquilano Antonio Gasbarrini ricordando che “il museo nazionale d’Abruzzo che è di tutti gli abruzzesi acquistò il Michetti nel 2005”. Secondo lui “non bisogna farne una questione campanilistica”. Il ritorno all’Aquila, dunque, non è temporaneo perché non si tratta di una mostra ma del fulcro di una nuova sala permanente. L’opera è molto prestigiosa e tante persone in questi giorni si stanno rivolgendo al museo per poterla ammirare.
Il dipinto, fino agli anni ’50 in collezione privata americana, fu acquistata dall’Istituto “Mendel” di Roma negli anni ’50 per poi finire in una collezione privata. Nel 2005 è entrato a far parte delle Collezioni del Museo Nazionale d’Abruzzo. Quando Michetti realizza questo grande quadro, all’età di 29 anni, è un artista di successo alle soglie della maturità, già noto al pubblico ed alla critica per aver eseguito alcune importanti tele, quali La processione del Corpus Domini, del 1877, e La pesca di tondine, del 1878, oltre ad una nutrita serie di pastorelle e di soggetti di genere variamente ispirati ai riti ed al folklore della terra d’Abruzzo. Grande comunicatore ed artista virtuoso, Michetti traduce tuttavia un evento doloroso in una processione composta e serena, giacché la morte non è vista come un avvenimento funesto, ma come l’anello di congiunzione di un intero ciclo vitale che rimanda alla natura; elementi cristiani e pagani si fondono dunque in una visione sostanzialmente pacata se non gioiosa della vita, in un’epoca in cui i decessi infantili, ancora piuttosto frequenti, erano associati all’ineluttabilità del destino, diventando spesso fonte d’ispirazione artistica. Il tema era pertanto particolarmente sentito e lo stesso Michetti fu assai vicino all’amico Edoardo Dalbono quando questi perse un figlio per difterite, allora assai diffusa. L’opera è citata in seguito, con vivo apprezzamento, da Gabriele D’Annunzio in un articolo nel Fanfulla della Domenica del 14 Gennaio 1883, dedicato peraltro alla presentazione de Il voto, il dipinto più discusso di Michetti, all’Esposizione Internazionale di Roma; il poeta, che trarrà spunto dal soggetto de I morticelli per descrivere un funerale sulla spiaggia nelle strofe del suo Canto Novo.