La Quarto Savona Quindici è arrivata all’Aquila nell’ambito delle iniziative del premio nazionale Paolo Borsellino.
E’ la teca con i resti della Fiat Croma sulla quale viaggiavano gli agenti di scorta del giudice Falcone, colpita dalla deflagrazione di circa 500 chili di tritolo a Capaci, nell’attentato in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo che viaggiavano sulla Quarto Savona Quindici. Un viaggio della memoria che in Abruzzo ha avuto diverse tappe, concluse all’Aquila.
Un’azione di memoria collettiva che dopo 30 anni dalla strage di Capaci porta un messaggio forte e quanto mai attuale per non dimenticare mai cosa hanno significato e cosa purtroppo significano ancora le mafie nel nostro paese. Un percorso itinerante portato avanti grazie a diverse sinergie, quella della Polizia, dell’associazione nazionale magistrati d’Abruzzo, dall’associazione Falcone e Borsellino e dagli organizzatori del premio nazionale. Francesca Martinelli, del premio nazionale, racconta che il viaggio in Abruzzo è andato molto bene, hanno coinvolto studenti e istituzioni, tutti sensibili verso il messaggio che si vuole lanciare.
Oltre al disvelamento della teca l’Emiciclo ha ospitato anche un momento di approfondimento che ha visto, tra gli altri, la presenza del procuratore Michele Renzo, del magistrato Roberta D’Avolio, di Franco Gabrielli, Emanuele Schifani, figlio dell’agente Vito e la vedova di Antonio Montinaro, Tina.
La signora Tina Montinaro racconta quanto faccia male a distanza di 30 anni vedere i resti di quella macchina ma avere un marito così coraggioso le da la forza ancora oggi di non fermarsi e portare avanti un messaggio per la cultura della legalità.
Il sottosegretario Franco Gabrielli, al di là dell’immenso valore di questa giornata, torna con piacere all’Aquila dove fu prefetto nel periodo più nero.