Entrano nel vivo anche in secondo grado le cause civili a L’Aquila sui crolli del sisma 2009. In quello sulla “sentenza choc” l’Avvocatura dello Stato punta a escludere le responsabilità pubbliche chiamando in causa proprietari e tecnici
Sulla sentenza choc che tra le altre cose ha scaricato parte della responsabilità alle stesse vittime del crollo di una palazzina di via Campo di Fossa è partito l’appello. Ma lo Stato non molla e si è a sua volta appellato contro il verdetto della giudice Croci, per tentare di alleggerire le proprie responsabilità per i mancati controlli nella realizzazione della palazzina e richiama in causa progettista e proprietari delle case.
Martedì scorso c’è stata la prima udienza del procedimento di secondo grado. A sentenza ci si arriverà nei prossimi mesi, ma gli occhi sono puntati sulla Corte d’appello nella speranza dei ricorrenti che venga rivista quella sentenza che ha argomentato che le tre vittime abbiano adottato una condotta incauta restando a dormire in quella casa.
92 pagine da parte dell’Avvocatura dello stato nelle quali si cerca di sostenere che la responsabilità dei Ministeri chiamati in causa è insussistente, e dunque la sentenza di primo grado andrebbe modificata riducendo la colpa. Troppo insomma per lo Stato il 30%; vanno chiamati in causa i proprietari degli alloggi della palazzina ma anche gli eredi del progettista. Nel ricorso in appello però lo Stato non chiede più il concorso di colpa delle tre giovani vittime. E non se ne parla neanche nel ricorso degli eredi del costruttore, che chiedono a loro volta la riduzione delle responsabilità. Infine non se ne fa menzione neanche nelle pagine della difesa dei proprietari degli appartamenti. Fatto che fa ben sperare i ricorrenti sulla prossima decisione dei giudici della corte d’appello che potrebbero eliminare quel principio che ha provocato così tante polemiche.
Nel frattempo, va ricordato che il giudice De Sensi nei giorni scorsi, che ha sostituto la Croci nella sezione civile nella causa gemella per la morte delle sorelle teramane Genny e Giusy Antonini, ha escluso una loro responsabilità.