Sono 724 anni che il rito della Perdonanza celestiniana permette di varcare la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio per ottenere l’indulgenza plenaria, la prima, gratuita, della storia del Cristianesimo, voluta da Papa Celestino V.
Quest’anno la Perdonanza assume un valore diverso, perché finalmente, dopo quasi dieci anni dal terremoto, verrà varcata la soglia della “Porta Santa” della basilica restaurata e restituita alla comunità aquilana e mondiale splendida come forse mai è stata. Il restauro, finanziato dall’Eni, è finito nel 2017 e la chiesa è stata riaperta quattro giorni prima di Natale: segno di una ricostruzione che avanza e della rinascita di una città messa in ginocchio da un punto di vista non solo materiale, ma anche psicologico e sociale. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è una delle chiese più importanti dell’Aquila, la sua costruzione cominciò nel 1287: davanti al suo sagrato Pietro del Morrone fu incoronato Papa il 29 agosto 1294 davanti a centinaia di migliaia di fedeli e pellegrini. L’intervento di restauro della Basilica è stato complesso, perché la chiesa ha subito danni gravissimi dal sisma del 6 aprile 2009. Gli interventi hanno riguardato il consolidamento strutturale con il miglioramento sismico, la ricostruzione delle parti crollate, il restauro e la ricomposizione degli elementi architettonici e degli apparati decorativi e l’adeguamento tecnologico. All’intervento sulla Basilica si è aggiunta anche la riqualificazione del Parco del Sole, inaugurato poche settimane fa. Tra gli elementi che rendono oggi più sicura la Basilica, c’è la ricostruzione delle piliere con la struttura in cemento armato, rivestita con i conci originali, il rinforzo di tutto il muro perimetrale con la tecnica del reticolatus, ossia con dei fili di ferro che passano tra i conci e i sassi perimetrali, rinforzati con dei tiranti. E poi il rifacimento e la messa in sicurezza di tutto il colonnato e la copertura, che lega oggi maggiormente la struttura”. I lavori di restauro della Basilica, hanno riguardato anche il consolidamento della facciata, del campanile, dell’abside, di tutte le murature e dei pilastri della navata (anche con tecniche di smontaggio controllato), e poi la ricostruzione della parte crollata del transetto, dei pilastri, dell’arco trionfale e delle coperture, l’attento restauro degli altari laterali, delle preziose cappelle. Il restauro ha interessato anche la pavimentazione dell’area del transetto, le balaustre marmoree, gli affreschi e i tanti altri preziosi dettagli della Basilica. Sono stati realizzati, inoltre, nuovi impianti tecnologici ed è stato installato un sistema di monitoraggio della struttura. E’ stato infine realizzato un impianto geotermico che alimenta il sistema di riscaldamento delle panche che ospitano i fedeli nella Basilica Tutto possibile grazie alla collaborazione tra Eni, la Soprintendenza, alcune Università italiane ( Politecnico di Milano, ll’Università La Sapienza di Roma e l’Università dell’Aquila) e il Comune dell’Aquila. Un gioello architettonico e un simbolo identitario che oggi, finalmente, torna a nuova vita.