I punti di assistenza sanitaria di base della provincia dell’Aquila rischiano la chiusura per il pensionamento dei medici, con conseguente pericolo licenziamento per il personale del presidio. I sindacati dei medici di famiglia interrogano la politica sul mancato rimpiazzo del personale.
A lanciare l’allarme sono stati, stamane, il segretario provinciale della Fimmg Vito Albano e il vicesegretario Domenico Barbati, il segretario provinciale della Smi Guido Iapadre, il segretario provinciale dello Snami Raffaele Giorgi e Sandro Giansante, consigliere della Fim. “Si va verso la chiusura delle associazioni – ha sottolineato Vito Albano – e ciò significa la riduzione dei punti di riferimento d’assistenza 8-20 che insistono sul territorio da 15 anni e il licenziamento del personale. Dal punto di vista della programmazione politica, inoltre, si va incontro all’azzeramento di una esperienza di lavoro comune alle soglie di un nuovo contratto, che sta per entrare in vigore, che azzera la figura del medico di base che lavora da solo – sarà obbligatorio lavorare soltanto in forme associative – e alle soglie di un Pnrr che dovrebbe dare vita alle case di comunità, un passo avanti rispetto all’esperienza che abbiamo portato avanti fino ad oggi. Invece di potenziare le strutture, insomma, così da trovarsi pronti ad aprire le nuove strutture previste dalla riorganizzazione della sanità territoriale, qui si stanno azzerando i nuclei col risultato che saremo costretti a ricominciare da capo. E’ davvero assurdo”.
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