L’Aquila, riqualificazione di Porta Barete in alto mare: 4 milioni a rischio

Una variante pronta, accordi di programma firmati con la Provincia, soldi già stanziati, eppure il progetto di riqualificazione del quadrilatero alla porta ovest della città, tra Villa Gioia e l’area di Santa Croce e Porta Barete, resta in alto mare.

Finisce di nuovo in un botta e risposta tra nuova e vecchia amministrazione cittadina il progetto che prevedeva, nelle intenzioni della passata Giunta, la rimozione del ponte di via Vicentini e il recupero della cinta muraria, a ridosso di viale della Croce rossa e via XXV Aprile. Il programma di recupero, oggetto di accordo di programma con la Provincia, prevede di ricostruire 3 immobili al posto dei 6 esistenti e rientranti nella ricostruzione post-sisma del 2009, e che sono stati costruiti negli anni ’80 a ridosso delle mura.

Il progetto preliminare prevede, fra le altre cose, la scomparsa del terrapieno di via Roma (che non è altro che un accumulo di terra e detriti di fine ’800, poi diventato una via d’accesso alla città per esigenze di mobilità), percorsi pedonali con verde pubblico e parcheggi. Un enorme progetto finito in alto mare, su cui il sindaco Pierluigi Biondi annuncia un concorso di idee che, secondo l’ex assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano, finirebbe per allungare i tempi di realizzazione. Con il rischio che lo Stato richieda indietro i 4 milioni di euro già stanziati con delibera Cipe.

Il cosiddetto “caso-Porta Barete” risale al 2014 e riguarda una delle storiche porte dell’Aquila, della quale si era persa la traccia dopo il terremoto del 1703 e riemersa durante i lavori di ricostruzione post-sisma 2009, perché il palazzo sorgeva (ora è stato abbattuto e verrà ricostruito a Villa Gioia, al posto dell’ex Istituto Magistrale) proprio nella zona dove furono individuate le tracce dell’antico manufatto. Fu il nunzio apostolico monsignor Orlando Antonini a stimolare per primo il dibattito sull’esigenza di recuperare Porta Barete e di valorizzarla. Il progetto iniziale punta a ridurre l’aggressione edilizia e stradale nei confronti dei beni culturali delle mura e della chiesa di Santa Croce (che è a rischio crollo dopo 10 anni dal terremoto, non puntellata adeguatamente) con l’obiettivo di riqualificare l’area da un punto di vista urbano. Altro obiettivo è l’integrazione di questo recupero con il “Progetto Mura” e quello strategico di “Viale della Croce Rossa”.Ma per ora di tutto ciò si è persa memoria nei meandri degli uffici tecnici e delle intenzioni politiche del Comune dell’Aquila.

stima dei costi – progetto porta barete

LA NOTA DELL’EX ASSESSORE ALLA RICOSTRUZIONE PIETRO DI STEFANO:

A leggere gli avvenimenti e gli interventi sul ponte di Belvedere mi viene da pensare che a breve diventeremo il luogo delle occasioni perdute con il Ponte che rappresenta l’esempio di una serie di cose che faranno la stessa fine nel totale caos tecnico e amministrativo.
Nel corso degli anni passati mi sono molto speso pubblicamente per la sua sostituzione completa, proponendo un concorso i progettazione per un’opera nuova, frutto del nostro tempo, con appoggi diversi e aperta ad altro progetto di collegamento della sommità del Belvedere con l’ex Alenia e da li per Roio. Sul ponte di Belvedere non serve a nulla dire è brutto o bello, è semplicemente figlio del suo tempo che doveva assolvere ad una funzione di collegamento di parti importanti della città e i in questi anni lo ha fatto bene. Ma le città, fuori dalla loro parte storica, sono sempre in perenne trasformazione, vedi Pescara con i suoi ponti e le Torri Camuzzi, o addirittura Parigi con il Centro Pompidou. E tale poteva essere anche nostro ponte passando da una architettura del calcestruzzo degli anni 60 ad una architettura moderna e studiata per il contesto e anche per gli accadimenti del 2009. Conservo ancora uno studio di best pratice nel mondo che usavo per far capire come le opere pubbliche, i ponti, segnano le trasformazioni dei luoghi, le loro abitudini e anche la loro appartenenza. Sono sempre del parere che oggi quel manufatto vada consegnato alla storia cittadina per essere sostituito da altra opera, che favorisca anche una completa riqualificazione dell’area sottostante, non solo nelle abitazioni presenti ma anche negli spazi pubblici: come non vedere il parcheggio che si allarga con la rimozione del pilone oppure come non pensare ad un parcheggio interrato al posto dell’ex benzinaio all’imbocco di via Fontesecco?

E oggi la discussione non può essere solo sul Ponte ma andrebbe ripresa anche quella sulla costruzione di una sede nuova e sicura per i servizi del Comune a Pile, del parcheggio di Porta Leone al posto del complesso dell’Ater, del Piano per l’area dell’ex Ospedale, di Porta Barete, Villa Gioia, Viale della Croce Rossa, delle mura urbiche, del Parco delle Acque, l’ascensore dal parcheggio di Collemaggio fino a via Rendina, il monumento alle vittime del sisma di Piazzale Paoli o quello che dovrebbe nascere al posto dell’ex casa dello studente, insieme a tanti altri progetti fuori centro storico come la variante dell’Aquila, il complesso di Paganica, il PalaJapan, Piazza d’Armi, Collemaggio e via dicendo: tutte opere pianificate e finanziate ma ferme. Opere che con altre di privati segnavano la trasformazione di una città nella sua fase di passaggio dal terremoto ad una nuova missione. Spero che la pasticciata vicenda del ponte apra ad una nuova complessiva riflessione magari con la velocità e l’impegno che finora non hanno brillato.

https://www.youtube.com/watch?v=FniXctgh_8c