Un presunto “sabotaggio” ai danni dell’auto del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente: è l’ultimo atto di un momento storico e politico molto difficile per l’amministrazione comunale e per la città.
Una città alle prese proprio in questi giorni con la chiusura di un’indagive che vede Cialente indagato, insieme al funzionario comunale Fabrizio De Carolis, entrambi per induzione indebita a dare o promettere utilità, la cosiddetta concussione depotenziata, nel caso di Cialente contestata in due casi. Ad accorgersi di alcuni bulloni allentati all’Alfa, ieri mattina , è stato il meccanico intervenuto quanto l’auto, viaggiando in centro città, ha sbandato tanto da condurre l’autista a fermarsi. Una scoperta fatta per caso, in città, e che probabilmente si sarebbe potuta risolvere con un episodio ben più grave se l’auto, con la ruota in quelle condizioni, avesse affrontato l’autostrada a 130 chilometri orari. Un episodio a dir poco increscioso che ha molto preoccupato il primo cittadino il cui primo passo, prima di dirigersi alla Polstrada per l’appuntamento istituizionale, è stato andare dalla Digos per mostrare l’accaduto. Un episodio che va ad appesantire l’atmosfera già molto tesa che si respira nelle stanze dell’amministrazione comunale, e nei giorni in cui L’Aquila vive uno dei momenti politicamente più difficili per la chiusura dell’indagine a carico di Cialente (per tentata induzione indebita) per i presunti lavori nella sua casa e per la metro di superficie. Era stato lo stesso sindaco a diffondere la notizia dell’avviso di garanzia sul suo profilo Facebook. Un’indagine per la quale il sindaco ha ricevuto l’avviso di garanzia il 28 giugno scorso. In particolare, si tratta di due aspetti di uno stesso procedimento. In una il sindaco, insieme al funzionario comunale, rischia la richiesta di processo, nell’altra è stata chiesta l’archiviazione per lui e per gli imprenditori Eliseo Iannini e Piergiorgio Ruggieri. Nella prima l’ipotesi di reato contestata ai due è di tentata induzione indebita. Secondo l’accusa, Cialente avrebbe sollecitato lo sblocco di pagamenti di lavori della ditta Palomar allo scopo di evitarne il fallimento, poi effettivamente avvenuto e pressato per agevolare la demolizione di alcune strutture nell’ambito del Consorzio di 17 cooperative e 201 appartamenti a Pettino. Avrebbe tentato di indurre un’amministrazione di condominio a porre in essere atti contrati a doveri di ufficio. Un nuovo filone, quest’ultimo, che nasce da una vecchia indagine
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