Quella dei sottoservizi a L’Aquila sembra la storia infinita. Ritardi e problematiche, progetto da modificare e un appalto da 80 milioni di euro di cui la metà ancora da spendere
Nella scorsa commissione di garanzia e controllo convocata dal presidente Giustino Masciocco il presidente della stazione appaltante, la Gran Sasso Acqua, Alessandro Piccinini aveva prodotto una corposa relazione su criticità e tempistiche.
Dopo aver sentito la società e i tecnici, la commissione comunale di Giustino Masciocco lunedì ascolterà le due ditte appaltatrici. Saranno convocate le due imprese a cui sono stati assegnati i lavori del secondo stralcio del progetto dello smart tunnel più di 4 anni fa ormai.
Per evitare un danno economico sarebbe necessaria una rimodulazione del progetto, un danno che la stessa Gran Sasso Acqua ha stimato in circa 30 milioni di euro, fatto che come spiegato in commissione stessa da Piccinini potrebbe mettere in seria crisi la società acquedottistica che gestisce.
Il presidente Masciocco ha già spiegato che la commissione non è l’inquisizione ma visto che il Comune é coinvolto si vuole fare chiarezza sui problemi che ci sono e verrà prodotta una accurata relazione al presidente del Consiglio Comunale.
Dal punto di vista tecnico, questa la situazione. Il primo stralcio dei lavori sta per essere completata ma sono emerse difficoltà scaturite da previsioni contrattuali irrealizzabili di cui ci si è fatti carico solo perché la città era disabitata. Ora con il centro ripopolato la proiezione sul secondo stralcio è piu gravosa. Di qui la richiesta di coinvolgimento da parte della Gran Sasso Acqua del Consiglio Comunale. Per la Gran Sasso il secondo stralcio dell’opera che è suddiviso in 5 lotti va rivisto con una modifica del progetto al ribasso, realizzando delle polifere al posto dello Smart tunnel. Ad oggi è stato avviato solo il secondo lotto giunto all’8% di realizzazione, per il resto è tutto fermo.
Dal punto di vista economico, per ciò che attiene il primo stralcio, gli oneri a carico della GSA sono stati pari a 2milioni e 400mila euro a fronte di circa 400mila euro inserite in sede di progettazione definitiva ed esecutiva. Per il secondo stralcio si prevede una cifra tre volte superiore.
Il presidente della Gran Sasso ha sollevato anche le questioni dei rinvenimenti archeologici, finora 140, con tutti i relativi problemi con la Soprintendenza è la presenza di edifici pericolanti ai margini delle strade, problema che si è dovuto affrontare col primo stralcio.
Insomma, il succo è chiaro. Portare a termine l’opera non sembra perseguibile e di qui il coinvolgimento del
Consiglio per valutare se possibile una riprogettazione delle opere che restano. Dovrà decidere il Consiglio. Ovvio che stralciare i contratti già sottoscritti rappresenta un problema. Venir meno agli impegni costerebbe circa 2 milioni e 400 mila euro. Ma riprogrammando gli interventi si potrebbe sostenere. Andare avanti costerebbe invece, secondo i conti della Gsa, addirittura 30 milioni di euro e la società non potrebbe mai sostenere tale costo.
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