E’ tutto pronto per l’inaugurazione di domani della sede aquilana del Maxxi, dopo il rinvio a novembre del 2020 a causa del Covid. Un restauro attento e certosino, quello di Palazzo Ardinghelli, durato 8 anni: torna alla città un autentico gioiello del barocco aquilano.
Un pezzo di storia della città che torna a vivere e diventa polo della creatività contemporanea: un “laboratorio di futuro” come è stato definito. Il palazzo aveva subito danni strutturali importanti dopo il sisma. I lavori di ripristino sono stati finanziati quasi interamente dalla Federazione Russa con 7,2 milioni di euro. Altri contributi sono arrivati dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (300 mila euro) e dall’8 per mille con 1 milione di euro circa. Palazzo Ardinghelli era la storica dimora dell’omonima famiglia di origine Toscana.
Fu edificato tra il 1732 e il 1743, dopo il terremoto del 1703 che distrusse la città, su progetto dell’architetto romano Francesco Fontana. Dopo la morte di Filippo Ardinghelli secoli di degrado, negli anni ha ospitato gli uffici della Prefettura e l’anagrafe comunale sino ad essere venduto al demanio dello Stato. Nel 2008 l’affidamento al Mibact. E proprio i tecnici del Mibact hanno sottoposto il palazzo ad un restauro conservativo con consolidamento sismico e parziale ricostruzione delle parti crollate, come la copertura della sala della Voliera e il suo soffitto a padiglione distrutto dal sisma. Il restauro ha svelato anche delle sorprese come le pietre dell’antico portale, un dipinto sul soffitto di una stanza o ancora le decorazioni che si intravedono sulle parti esterne del cortile. Salvaguardato l’intonaco originale dello scalone monumentale e della facciata. Restaurata anche una porzione del pavimento originale.
Il Segretariato regionale per l’Abruzzo, stazione appaltante, e la Soprintendenza hanno portato avanti l’imponente progetto con la fondazione Maxxi per adeguare gli spazi al museo. Ma Palazzo Ardinghelli rappresenta anche le due facce della stessa medaglia della ricostruzione cittadina. In piazza Santa Maria Paganica, dove si trova, la chiesa è ancora all’anno zero. Nessun lavoro e un peggioramento negli anni più volte denunciato anche da chi ci abita a ridosso. La proprietà è della curia che aveva un progetto a quanto pare recepito dalla Soprintendenza, ma sembrerebbe esservi un enorme problema di fondi.