Il Governo taglia i fondi per il 5G. Polemica nelle città coinvolte nella sperimentazione, tra cui L’Aquila.
Un dispetto, uno sgambetto, una pugnalata alle spalle. Così viene definita dalle 5 Regioni destinatarie della sperimentazione del 5G, tra cui L’Abruzzo, il taglio dei 100 milioni stanziati dal ministero per lo Sviluppo economico della passata legislatura a sostegno del grande progetto di sviluppo della quinta generazione della rete mobile, la cosiddetta “Internet delle cose”. La notizia che il Mise abbia deciso di dirottare altrove quei fondi ha provocato una levata di scudi trasversale con una reazione a catena. Se da un lato l’europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello dice che “la scelta del Governo di tagliare i fondi dimostra quanto poco interesse ci sia per lo sviluppo del Sud”, dall’altro lato Francesco Boccia, deputato del Pd, lancia l’allarme: “Aver tagliato senza alcuna motivazione le risorse per gli investimenti sperimentali per le città di Bari, L’Aquila, Matera, Milano e Prato, è gravissimo perché ferma in corsa programmi avanzati ad alta innovazione tecnologica”.
A tuonare contro la scelta del Governo gialloverde di non destinare più questi fondi ai 5 territori che si stanno accingendo, con progetti concreti e importanti, ad accogliere il 5G, è il consigliere comunale del Pd Stefano Palumbo, fra gli artefici (nel suo ruolo all’epoca di assessore all’Innovazione tecnologica dell’amministrazione Cialente) insieme al sottosegretario Antonello Giacomelli, dell’inserimento anche dell’Aquila fra le città scelte dal passato Governo Italiano a far parte della rosa delle realtà pronte a ospitare la sperimentazione, la prima in Europa per dimensioni e qualità.
L’obiettivo è quello di radicare in Italia l’ideazione, la progettazione, la realizzazione di servizi innovativi; per realizzare questo obiettivo il governo Gentiloni aveva messo gratuitamente a disposizione degli operatori le frequenze delle 5 città con un bando che obbligava gli operatori delle telecomunicazioni a coinvolgere centri di ricerca, università e aziende dei territori per garantire che l’impatto delle sperimentazioni fosse realmente rivolto alla creazione e non solo alla fruizione di servizi per i cittadini e le imprese.
Successivamente con delibera Cipe del dicembre 2017 – spiega Palumbo – il Governo ha assegnato alla sperimentazione 100 milioni di euro già arrivati a Invitalia e rivolti a progetti 5G di interesse pubblico promossi da centri di ricerca, università e regioni. Ci sono servizi di interesse pubblico o abilitanti per il mercato, non appetibili per soggetti privati, sui quali è necessario un ruolo centrale dei soggetti pubblici. Quindi il fondo di 100 milioni – procede Palumbo – non solo non è una “sovrapposizione” della sperimentazione ma al contrario la completa e la implementa.
Dopo che lo Stato, grazie alla gara per le frequenze per il 5G promossa dal Governo Gentiloni ha incassato 6 miliardi e mezzo di euro – conclude Palumbo – ci saremmo aspettati un incremento delle risorse per sostenere la sperimentazione. Invece la prima scelta del ministro Di Maio è quella addirittura di togliere risorse già stanziate dal precedente governo.