Si crea un precedente importante per l’annosa vicenda delle casette di legno realizzate da molti aquilani nel post sisma. Una sentenza del Consiglio di Stato ribalta una precedente del Tar che aveva dato ragione al Comune
Si tratta di una svolta per la vicenda delle casette di legno post sisma dell’Aquila perché in un caso il giudice blocca la demolizione creando quindi un precedente importante. Una questione della quale si è molto parlato nel dopo terremoto, un periodo nel quale molti cittadini si sono organizzati in autonomia realizzando su propri terreni dei manufatti provvisori.
Sono le case realizzate grazie alla delibera del consiglio comunale del 2009. Il Consiglio di Stato ha riscritto una sentenza del Tar che nel 2020 aveva considerato legittima un’ordinanza di demolizione del Comune per un manufatto a Sassa costruito su un’area a vincolo decaduto, area bianca. Il Consiglio di Stato ha annullato l’ordinanza in questione perché ha scritto che quando si tratta di una struttura esclusivamente residenziale la sanatoria in area bianca è possibile. Le aree bianche sono aree vincolate dal piano regolatore del 1979 che nel frattempo sono tornate edificabili.
Come si ricorderà la delibera fatta dal Comune nel maggio del 2009 permetteva ai cittadini di realizzare delle casette di superficie non oltre i 95 metri quadrati collocabili anche su suoli gravati da vincoli espropriativi destinati a verde pubblico e attrezzato, servizi pubblici, attrezzature generali, parco pubblico urbano e territoriale.
La delibera ha poi previsto anche la trasformazione dei manufatti su queste aree da temporanei in definitivi rinviando alla normativa e alle procedure che l’amministrazione dovrà poi emettere per normare le aree a vincolo decaduto. Nel caso di Sassa, ribaltato dal Consiglio di stato, il Comune aveva negato la sanatoria affermando che l’edificio non era solo residenziale e quindi non poteva essere realizzato in una zona anche se rientrava in quelle consentite dalla delibera 58.
Il Consiglio di Stato ora, invece, scrive che la variante al piano regolatore ha un articolo che ha qualificato come edificabili le aree soggette a vincoli ormai decaduti. La convertibilità della casetta in opera permanente e’ permessa se la cassetta e’ residenziale e non superiore a 100 metri quadrati. I giudici ovviamente hanno verificato la situazione riscontrando che la casetta di legno e’ di 94 metri e dunque la stabilizzazione in residenza abitativa è in linea con i paramenti della delibera.