Una città in cui chi esercita funzioni pubbliche ha un profondo spirito di servizio e che ha sviluppato – negli anni difficili del terremoto e della ricostruzione del tessuto sociale ed economico – un grande senso di rispetto verso lo Stato e verso le istituzioni.
Un senso di civiltà e di appartenenza alla cosa pubblica che ha coinvolto tutti: rappresentanti istituzionali, associazioni di categoria, cittadini.
Eppure una città in cui, non tanto diversamente da altre più grandi città d’Italia – la microcriminalità esiste. Si deve tenere alta l’attenzione sulla diffusione delle droghe e dell’alcol soprattutto fra i giovani.
A spiegarlo è il questore dell’Aquila Antonio Maiorano. E’ ai giovani – vero anello debole della società – che Maiorano manda il suo pensiero nel momento in cui si prepara a lasciare la città e ad andare in pensione, tre giorni prima dell’arrivo del suo successore Orazio D’Anna. Troppa droga nelle scuole e nelle ora della movida.
Non si sbilancia su numeri e dati dei suoi 16 mesi all’Aquila il questore Maiorano, originario di Scala Coeli (in provincia di Cosenza), classe 1953, che termina all’Aquila la sua lunga carriera investigativa. Nel suo passato anche importanti direzioni, come quella del servizio Operazioni antidroga della Direzione centrale di Roma.
E poi, ancora, questore a Lecce, a Pordenone e a Terni. Maiorano non ha perso la sua inflessione calabrese, “pur essendo io vissuto per grande parte della mia vita a Roma, io sono e resto calabrese”, dice al termine di una intensa settimana di saluti istituzionali nel suo ufficio in Questura.