La ricostruzione post sisma 2009 è appesa a una serie di scadenze che rischiano di bloccare un’immensa macchina organizzativa e, soprattutto, l’apertura dei cantieri. Da fonti informali interne alla Struttura di missione, emerge la notizia che il Governo starebbe valutando una proroga di questa struttura a partire dal 1 ottobre. Nulla di fatto invece sul fronte della nomina dei nuovi titolari dei due uffici speciali per la ricostruzione.
La ricostruzione post 2009 non è tra le priorità del nuovo governo. L’immensa tragedia che dieci anni fa ha messo in ginocchio un intero capoluogo di Regione e quasi 60 Comuni, sembra sparita dall’agenda dei ministri. Desaparecida. E forse lo sarà ancora per un bel po’ di tempo. La dimostrazione lo è l’imminente scadenza dell’ennesima proroga della Struttura di missione di Roma, la struttura – che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – è guidata da Giampiero Marchesi, è stata creata per coordinare i processi di ricostruzione e di sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009 (e che però si occupa anche di gestire gli interventi di sviluppo nell’area di Taranto ed è Autorità di gestione del POin “Attrattori culturali, naturali e turismo”), e fa da cerniera tra i Governi, dunque lo Stato – e i territori ancora a metà del guado per quanto riguarda la ricostruzione: non soltanto L’Aquila, ma anche 56 Comuni dentro il cratere sismico e 110 fuori cratere, dove la ripresa post sisma a distanza di 10 anni non è assolutamente conclusa.
La scadenza della terza proroga concessa dal Governo gialloverde alla Struttura di missione cadrà domenica 30 settembre, e ancora non c’è alcun impegno formale per la sua prosecuzione. Soltanto voci che sono circolate due giorni fa nel corso di un affollato e teso tavolo tecnico che si è tenuto nella sede a Fossa dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dei Comuni, alla presenza di dirigenti, tecnici, e dei sindaci. In quella sede è emerso che – secondo fonti interne alla Struttura di missione, il Governo starebbe pensando di approvare un’altra proroga, almeno sino a fine anno. Con quale provvedimento, quando e se questo avverrà davvero non è ancora noto.
Un rinnovo che è fondamentale non soltanto per una questione di coordinamento e di gestione del monitoraggio della ricostruzione e dunque di sblocco delle risorse che via via servono ad aprire materialmente i cantieri; ma anche per poter – diciamo così – accompagnare l’arrivo della prossima delibera Cipe, quella con cui solitamente lo Stato blinda i fondi per la ricostruzione. Cipe che dovrebbe arrivare a metà ottobre, già in ritardo estremo (di solito è attesa ad agosto per poter avere il tempo tecnico della registrazione alla Corte dei Conti, poi, una volta fatta, ci vorranno ancora mesi per la piena operatività dei fondi), ma sarebbe comunque un impegno importante, significherebbe che i soldi ci sono. E’ la Cipe che stabilisce infatti le risorse che arriveranno all’Aquila e nel cratere 2009.
Nessuna certezza, inoltre, sulla nomina del nuovo sottosegretario delegato a seguire la ricostruzione del Centro Italia, L’Aquila compresa, figura che a sua volta per legge serve per nominare i dirigenti a capo dei due uffici speciali post 2009 (finito il compito di Paola De Micheli). Il titolare dell’Usra, Raniero Fabrizi, scade il 31 dicembre. Chi verrà dopo di lui? E chi dovrà prendere le redini dell’Ufficio speciale dei Comuni? Silenzio, disinteresse, indifferenza. Ma perché questi passaggi (rinnovo della struttura di misisone, rinnovo dei titolari e delibera Cipe) sono così importanti? Perché senza di essi l’intera macchina organizzativa della ricostruzione si ferma: senza soldi non si può sostenere l’assistenza tecnica degli uffici, finanziare il personale e i due titolari e mantenere in piedi varie convenzioni, senza titolari degli uffici speciali non si possono firmare i provvedimenti per il rilascio dei contributi destinati ai cantieri della ricostruzione. Un epilogo da scongiurare.
Il servizio del Tg8