Insegnare Biotecnologie tra le altre materie scolastiche, come la matematica, l’inglese, l’educazione fisica. Dal prossimo anno, precisamente da gennaio, sarà possibile in alcune scuole dell’Aquila che hanno adottato il progetto “Generation biotechnology. Disegnare il futuro con la biotecnologia”, avviato dal 2012 nell’ambito del programma “Geniale” da Dompè, una delle principali aziende biofarmaceutiche d’Italia, da sempre focalizzata sullo sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative per malattie rare, spesso senza cure per lo scarso interesse che verso di esse hanno le aziende farmaceutiche.
Il progetto – che rientra negli interventi di responsabilità sociale dell’azienda della quale è responsabile Nathalie Dompé – è stato mostrato agli studenti delle terze classi di tutte le scuole medie dell’Aquila, con un approccio ironico. A partire dalla domanda: “Che cos’è per voi la biotecnologia?”.
Il progetto prende il via, in una sorta di numero zero, dall’Aquila, territorio al quale l’azienda fondata nel 1993 dalla famiglia Dompè è molto legata. L’intento è avvicinare gli studenti – futuri ricercatori, docenti, intellettuali del Paese – a un tema ancora molto sconosciuto come il mondo biotech. Insomma, le biotecnologie come leva strategica dal punto di vista scolastico, sociale, dell’innovazione e dello sviluppo del Paese. Far capire ai ragazzi cosa vuol dire studiare le scienze e soprattutto le scienze applicate alle tecnologie, che richiedono inventiva, creatività, impegno. Ad esempio, come si riproduce tecnologicamente, una molecola?
Gli studenti dovranno affilare le armi della loro conoscenza, infatti saranno coinvolti in una sfida da cui uscirà una graduatoria di classi vincitrici: una sorta di Champions League delle biotecnologie all’Aquila, ironizzano da Dompè.
La senatrice Stefania Pezzopane (che ha partecipato alla presentazione del progetto insieme al docente di Biologia molecolare all’università dell’Aquila, a Tiziano Fazzi di “Civicamente”, e al giornalista scientifico Federico Mereta) ha sottolineato l’importanza “di lavorare per diventare ‘aquilani più belli’ ma non esteticamente, bensì interiormente: più positivi e con la voglia di conoscere e migliorare le proprie competenze”.