La nomina dell’arcivescovo Giuseppe Petrocchi alla porpora cardinalizia entusiasma gli aquilani.
Nei 5 anni in cui monsignor Giuseppe Petrocchi ha guidato la comunità dei fedeli della diocesi dell’Aquila, si è creato un legame speciale tra la città e quello che si autodefinisce “parroco di montagna”.
E’ stato il Pontefice durante il Regina Coeli di domenica 20 maggio in piazza San Pietro, ad annunciare Petrocchi tra i 14 nuovi cardinali che saranno nominati nel concistoro del 29 giugno. Ora, dicono gli aquilani, l’arcivescovo potrà portare fuori dai confini locali la storia della città e della sua comunità, che cercano con fatica di rinascere dopo il terremoto del 2009.
Intanto
“La mia nomina a Cardinale è un segnale della vicinanza del Papa a questa nostra terra così provata e alla gente che ha sperimentato la distruzione”. Così monsignor Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila, in una intervista alla Sir pubblicata ieri, il giorno dopo l’annuncio di Papa Francesco dell’annuncio della nomina, con altri 12 vescovi e un sacerdote, a cardinale. Nato ad Ascoli Piceno il 19 agosto 1948, Petrocchi festeggerà a fine giugno i vent’anni di ordinazione episcopale. Dopo aver guidato la diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno per 15 anni, dal 2013 è arcivescovo dell’Aquila, devastata dal sisma del 2009.
Il neo cardinale spiega: “Avevo concluso la celebrazione della messa nel corso della quale avevo conferito anche il sacramento della Cresima ad un gruppo di ragazzi e tornato in sacrestia un amico mi ha raggiunto e mi ha comunicato la notizia. Inizialmente l’ho presa come uno scherzo, perché non avevo avuto nessuna anticipazione. Poi, vedendo l’arrivo di altri ho capito che questa notizia poteva avere qualche probabilità di essere vera. Per me è stata una sorpresa totale, un incontro con una novità totalmente inattesa. Avendo già conosciuto lo stile di Papa Francesco, so che si tratta di una chiamata a un abbassamento, non a un innalzamento in senso onorifico. Diventare cardinale significa servire ancora di più, con un cuore ancora più grande. Servire avendo questa piena sintonia di mente e d’anima con Papa Francesco. Cercando di essere un pastore così come la Provvidenza, nel suo magistero e nella sua azione credo che, avendo Papa Francesco un cuore che accoglie per una via privilegiata tutti i luoghi di sofferenza e le persone segnate dal dolore, non può non avvertire che L’Aquila è una città segnata dalla tragedia che chiede un amore speciale. La paternità che è così evidente, forte e luminosa in Papa Francesco penso che abbia avuto anche questa attenzione. Quindi, la mia nomina è anche un segnale della sua vicinanza a questa nostra terra così provata e alla gente che nel suo animo – e non soltanto nelle strutture murarie nelle quali abita – ha sperimentato la distruzione”.
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