Mentre le associazioni di categoria cercano di correre ai ripari, istruendo le imprese sulle procedure tecniche per elaborare la conta delle tasse sospese all’indomani del sisma e ora da restituire, le decine di imprese – che devono restituire allo Stato 80 milioni – premono affinché si continui la battaglia su un fronte sia politico, sia tecnico, per dimostrare all’Europa che quello del terremoto del 2009 è stato un cataclisma non solo per le singole aziende, ma per un intero territorio.
Un danno non comparabile con alcuna agevolazione: su questo si punta a fare leva, nella battaglia per evitare alle aziende aquilane di dover restituire al cento per cento, e con gli interessi, le tasse sospese post-sisma e poi ridotte del 60 per cento. Un aiuto previsto dalla legge 183 del 2011, ossia dalla legge di stabilità del 2012, che però poi è stata messa in discussione da Bruxelles, in quanto si prefigurerebbe un aiuto di Stato.
A essere coinvolte 126 aziende, ma potrebbero essere molte di più, e che dovranno far fronte al pagamento complessivo di una cifra che si raddoppierà con gli interessi, con conseguenze negative probabilmente anche dal punto di vista occupazionale. Per salvare le imprese dal salasso la soglia del de minimis oltre cui scatta l’aiuto di Stato dovrebbe essere elevata a 500 mila euro, e inoltre va tenuto conto non del danno subito dalle singole aziende, ma dall’intera economia del territorio. Posticipato a dopo le elezioni la pubblicazione in gazzetta ufficiale della nomina del commissario ad acta che dovrà dirimere la vicenda Margherita Maria Calabrò. Solo dal momento in cui avverrà la pubblicazione, partirà la lettera ai singoli enti e Comuni con la richiesta dettagliata dei fondi ricevuti. Intanto le imprese incominciano ad attivarsi per conteggiare eventuali restituzioni.
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