A 79 anni dall’eccidio L’Aquila ricorda i suoi nove martiri, trucidati dalla violenza nazifascista il 23 settembre del 1943
Bruno D’Inzillo, Bernardino Di Mario, Fernando Della Torre, Carmine Mancini, Giorgio Scimia, Francesco Colaiuda, Anteo Alleva, Sante Marchetti e Pio Bartolini avevano tutti tra i diciotto e vent’anni. Dopo l’8 settembre del 1943 si erano uniti ai partigiani che cercavano di respingere le truppe di occupazione tedesche. Per sfuggire ai rastrellamenti si erano rifugiati sulle montagne nei pressi di Collebrincioni. Furono catturati dal contingente tedesco dopo una delazione e condotti nella caserma Pasquali, dove furono costretti a scavarsi la fossa e fucilati. Nessuno informò le famiglie e, solo dopo la liberazione della città dell’Aquila, avvenuta il 13 giugno del 1944, i loro corpi furono rinvenuti e le loro spoglie ricomposte all’interno della scuola elementare “De Amicis”. Lì ricevettero il silenzioso e commosso omaggio della cittadinanza, prima della sepoltura nel sacrario che si trova all’interno del Cimitero monumentale.
La città dell’Aquila ha dedicato una piazza ai Nove Martiri aquilani, nel cuore del centro storico, mentre un monumento funebre ne perpetua la memoria e l’esempio all’interno del Cimitero monumentale.
Oggi in città ci sono state tante iniziative a ricordo, alla caserma Pasquali dove furono fucilati, all’Itis con gli studenti, a San Giuliano con una passeggiata e in piazza nove Martiri con la deposizione della corona alla presenza dell’Anpi e del Comune con tutte le autorità.
Per Fulvio Angelini dell’Anpi il messaggio e il sacrificio di questi giovani deve essere sempre attuale, anche di fronte alle ingiustizie che ogni giorno si consumano nella quotidianità.