Sisma L’Aquila: no risarcimento ma spese legali per familiari di 7 vittime

I familiari di sette studenti morti sotto le macerie dell’Aquila nel 2009 non solo non avranno il risarcimento ma dovranno pagare anche circa 14 mila euro di spese legali

La corte d’appello dell’Aquila ha sostanzialmente confermato la sentenza di primo grado del 2022 che aveva scagionato la presidenza del consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte di sette studenti. Davvero si riesce a commentare poco.

Una sentenza che già aveva fatto molto discutere perché in pratica si scagiona puntando sulla condotta incauta dei ragazzi per i giudici. Significativo quello che si legge su Nicola Bianchi il cui papà, Sergio, da anni si batte per avere giustizia. Nicola decise di restare all’Aquila perché aveva un esame l’8 aprile ma poi uscì in strada quindi questa tesi per i giudici andrebbe in contrasto col fatto che si era sentito rassicurato dalle parole del vice capo della protezione civile di allora Bernardo De Bernadinis.

In sostanza la colpa sarebbe dei ragazzi perché non ci sono prove per i giudici del fatto che fossero stati condizionati dalle parole dette e dalle rassicurazioni. De Bernardinis, lo ricordiamo, fu l’unico condannato in sede penale. Il ricorso in appello era stato presentato dai genitori dei sette studenti Nicola Bianchi, Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti, Sara Persichitti e Nicola Colonna. Il processo civile a questo punto potrebbe andare in cassazione.

Il papà di Nicola, Sergio Bianchi ricorda che già avevano 11 mila euro al primo appello ora altri 14, ma al di là dei soldi c’è molta amarezza. Bianchi ricorda anche i due pesi e le due misure, perché altri studenti non hanno avuto il concorso di colpa. Metodi di valutazione troppo diversi, insiste. Come si può demandare la sicurezza ad un ragazzo di 22 anni?

Bianchi ricorda pure che la casa nella quale abitava Nicola era stato oggetto di una riunione condominiale il cui contenuto non si è mai saputo. “Non dormo più”, racconta Sergio, “perché non riesco a trovare una logica. Per mio figlio”, conclude, “ci si è basati su una ipotetica richiesta di controllo della casa mia messa nero su bianco quindi per loro lui sapeva che non poteva resistere e dunque doveva andare via. Un processo completamente sbagliato”, dice amaramente.

GUARDA IL SERVIZIO DEL TG8: