Lavori su viale Marconi a Pescara senza pista ciclabile, un residente diffida il Comune. “Errore clamoroso, omessa l’obbligatoria procedura di Verifica di Assoggettabilità a V.I.A”. Progetto incoerente con leggi e piani europei, nazionali e regionali che spingono su mobilità a piedi e in bici, le forme più virtuose per sostenibilità. E’ necessario cambiarlo.
Secondo l’esposto presentato da Augusto De Sanctis, noto ambientalista pescarese residente in via A. De Nino, angolo Via Marconi:
“Il comune di Pescara nell’intervento in corso a Via Marconi ha commesso clamorosi errori sia di contenuti, eliminando una indispensabile pista ciclabile, sia procedurali, perché ha omesso di svolgere sul progetto l’obbligatoria procedura di verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale. Tale incombenza è prevista dal codice per l’ambiente per le modifiche alle strade urbane con lunghezza superiore a 1,5 km. Come sempre ho passato qualche giorno a studiare le carte e mi sono accorto che il percorso copre 1,6 km e per questo ricade in maniera inequivocabile nelle categorie di opere – al punto 7 lettera h) dell’Allegato IV del Testo Unico dell’Ambiente – per le quali deve essere valutato l’impatto ambientale, dall’efficacia delle scelte per la mobilità al rumore – che a via Marconi è già critico – passando per la salute pubblica, incolumità del pubblico compresa. La valutazione serve per stabilire gli impatti sia in fase di cantiere (ad esempio, per la produzione di polveri e rumore) che in fase operativa”.
“Il procedimento, prosegue ancora De Sanctis, prevede la preventiva trasparenza sugli elaborati progettuali e la partecipazione dei cittadini con le osservazioni al progetto. Così tutti avrebbero potuto offrire un contributo, in tempi certi, senza vedersi arrivare addosso un progetto già deciso senza alcun confronto. Tra l’altro non aver previsto, nel 2021, la pista ciclabile sulla principale strada pianeggiante di Pescara, è letteralmente incredibile visto che fin dal 1998 una legge statale ha imposto la costruzione di piste ciclabili per i progetti di riqualificazione di strade esistenti. Inoltre da tempo nella gerarchia europea della mobilità sostenibile pedoni e ciclisti vengono prima pure rispetto al trasporto pubblico in quanto assolutamente non inquinanti e non costosi”
“Da sempre mi muovo in città a piedi o con la bicicletta. Quello di via Marconi è un intervento insensato se non si promuovono le forme di mobilità più virtuose che vengono privilegiate in tutte le città europee che si vogliono dire civili. Tra l’altro il progetto attuale che trasformerà via Marconi in una strada senza ciclabile e a 4 corsie, tutte assai strette, è pure incoerente con gli strumenti di pianificazione comunitari, nazionali (PNRR) e regionali, come il Piano regionale per la qualità dell’Aria e addirittura lo stesso POR-FESR che ha finanziato le opere. Non basta, è anche palesemente pericoloso perché i ciclisti, circolando su corsie strettissime assieme alle auto saranno costantemente sfiorati e messi in pericolo come già sta avvenendo nel breve tratto che ha già la modalità di circolazione che poi vorrebbero estendere per tutta via Marconi. Io stesso sono stato testimone dei primi rischi e ci sono foto inequivocabili che vengono pubblicate sui social. Per non parlare di quando i ciclisti saranno affiancati da furgoni o, peggio, camion”.
“Nel caso migliore, con conducenti rispettosi, si formerà una bella fila dietro alla bicicletta alla faccia della fluidificazione del traffico con ulteriori emissioni e rischi di tamponamenti. Ovviamente è del tutto ridicolo pensare che un ciclista, per andare in centro, debba magari passare prima per la ciclabile di via D’Annunzio allungando tantissimo un percorso che può essere dritto. Anche l’attraversamento della strada per i pedoni sarà molto pericoloso. Le stesse scelte sulle necessarie corsie esclusive per i bus non convincono, soprattutto all’altezza delle rotatorie, e rischiano di essere controproducenti per la velocità di percorrenza. Nella dettagliata nota che ho inviato ci sono tutti i riferimenti alle criticità dell’intervento rispetto alle normative e ai piani. Alla Regione ho chiesto di imporre al comune il rispetto della normativa sulla VIA, fermando i lavori e rivedendoli. Ci sono molte alternative possibili. A mero titolo di esempio, prevedere ciclabile, le due corsie per i mezzi pubblici e una corsia per i privati in un senso, con l’altro in via D’Annunzio”.
“Tra l’altro è prevista una multa tra 35.000 e 100.000 euro per chi realizza un progetto senza attivare la Verifica di Assoggettabilità a VIA, se prevista dalla legge. Sempre alla Regione ho chiesto di imporre il rispetto delle previsioni dello stesso POR-FESR, piano che finanzia l’opera, nonché delle misure del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria che al punto MT1 prescrive, dal 2007, che nell’area metropolitana, dove sono frequenti i superamenti dei limiti di legge per la qualità dell’aria, vanno costruite le ciclabili e favoriti gli spostamenti dei pedoni rispetto alla mobilità con i mezzi a motore. Poiché le criticità del progetto sono palesi, anche e soprattutto sugli aspetti di pericolosità, ho chiarito al comune che, se dovesse andare avanti il progetto nell’assetto attuale, in caso di malaugurati incidenti che dovessero coinvolgere me o i miei familiari, darò mandato ai miei legali di valutare le corresponsabilità del Comune, visto che qualificati tecnici hanno palesato l’esistenza di scelte pericolose che sono peraltro assai evidenti e per questo devono essere riviste” conclude De Sanctis.