Ventisette anni, una laurea in Agraria, Carmine Valentino Mosesso è la nuova voce dell’Appennino, dell’origine, dell’entroterra.
Lo chiamano “il poeta contadino”, il giovane molisano di Castel Del Giudice che ha fatto ritorno nella sue terre appenniniche, decidendo letteralmente di abbracciarle: immergendoci le mani e costruendo la sua fattoria, là dove coltiva e alleva animali e scrive le sue poesie tra un pascolo e l’altro. Una sensibilità rara che guizza dallo sguardo umile e profondo, ampissimo, proprio come i suoi versi, che diventano un inno alla restanza, al ritorno, ai paesi dimenticati e a una nuova ecologia dell’essere.
La terza geografia è tutto questo e molto altro ancora: una raccolta di versi che la casa editrice Neo, abruzzese di Castel di Sangro, ha pubblicato decidendo di dare voce all’invito a ripensare noi stessi e la nostra storia, immaginando un nuovo baricentro.
A parlarne al tg8 è proprio il poeta contadino, Carmine Valentino Mosesso, che con voce limpida e immediata raccoglie altre voci, quelle dimenticate, quelle lontane dal clamore odierno, quelle che sussurrano nel sibilare del vento, tra le cortecce di un albero, tra le pietre di una strada che diventa vicolo, che diventa sentiero, che diventa natura.
Ed ecco che La terza geografia diventa il racconto di qualcosa che reputiamo antico ma che qui diventa nuovo: un richiamo chiarissimo che indica una direzione alternativa, intima e universale, in accordo con l’urgenza di salvaguardia di un pianeta che non può più aspettare.