Tra le 14 vittime ancora non identificate e sepolte nel cimitero di Bois du Cazier a Marcinelle in Belgio è stata riconosciuta quella di Dante Di Quilio grazie all’esame del Dna
Si è svolto oggi il funerale delle quattro vittime della tragedia di Marcinelle presso la chiesa di S. Louis vicina al Bois du Cazier, la miniera che scoppiò nell’agosto del 1956 seppellendo 262 persone tra cui 136 italiani e 60 abruzzesi, molti di Manoppello: tra queste la salma di Dante Di Quilio, il minatore di Alanno, l’unico italiano tra i dispersi riconosciuto a 67 anni di stanza con l’esame del Dna. A Marcinelle era presente la figlia Dantina “e mi chiamo così perché sono nata un mese dopo la tragedia di mio padre che non ho così mai conosciuto – racconta la donna – e quest’anno compirò esattamente i 67 anni che ci dividono dalla strage dei minatori”. Alla cerimonia c’erano le istituzioni comunali belghe e il console italiano, tanta stampa e tv. “E’ stata una emozione sapere che avevano rintracciato la salma di mio padre – racconta la figlia del minatore abruzzese – e tutto è nato per caso,
perchè nel giugno scorso davanti al Bois passava mio cugino che vive qui e si è accorto che c’era del movimento. Ha chiesto cosa succedesse e da lì è partita la richiesta per il prelievo del mio Dna: quando mi hanno comunicato che quello era mio padre, l’emozione è stata fortissima. Al paese in Italia nella tomba di famiglia ci sono tutte le salme dei familiari ma il loculo di mio padre è sempre stato vuoto. Per me che ho solo avuto i ricordi di mia madre o qualche foto, io che avevo un padre… disperso, inizia un’altra storia”. Dantina racconta di essere stata avvicinata da gente del posto che aveva conosciuto il padre, segno che “qui in Belgio Marcinelle è ancora ricordata con commozione. E anche noi non dovremmo dimenticare che quelle povere vittime erano migranti economici: per ogni italiano che scavava un tot di carbone prendeva la ferrovia per l’Italia”.