C’è anche un’azienda abruzzese tra le 38 coinvolte in Italia e 18 in Europa nella maxi truffa da oltre 100 milioni di euro scoperta dalla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Rimini.
Sono cinque imprenditori residenti in Romagna e destinatari dei sequestri preventivi per equivalente di 13 milioni di euro i principali beneficiari della maxi truffa da 108 milioni di euro nel settore del commercio all’ingrosso di apparati elettronici ed elettrodomestici, scoperta dalla guardia di Finanza di Rimini che ha indagato 45 persone in tutta Italia. Questa mattina i militari del nucleo di polizia tributaria della Gdf hanno eseguito perquisizioni domiciliari a Rimini nell’abitazione di un 63enne originario del Napoletano e di un 64enne originario del Bergamasco. Entrambi indagati per essersi alternati nell’amministrazione di una delle 56 società coinvolte nella rete di false fatturazioni. A Rimini le Fiamme Gialle hanno sequestrato le quote di una società immobiliare dal valore di due milione e mezzo riconducibile al 63enne, mentre si stanno attendendo i riscontri sui conti correnti in 23 diverse banche in Italia e all’estero. Altri due beneficiari della maxi truffa risultano residenti a Forlì. Sono un imprenditore di 55 anni e uno di 65 ai quali la Gdf ha posto sotto sequestro una villa con annessa scuderia e diversi cavalli, due appartamenti e un garage. Tra i principali indagati risulta anche un 46enne residente a Cervia. L’indagine, denominata “Galateo”, è partita da una verifica fiscale sulla documentazione di uno studio di consulenze riminese. Tra le varie posizioni trattate dallo studio i militari hanno scoperto quella di un soggetto, evasore totale dal 2007, ma titolare di fatto di una delle società. Risalendo a ritroso, attraverso la verifica delle fatture emesse, gli specialisti della polizia tributaria hanno ricostruito l’enorme giro di affari che, tra il 2016 e il 2017, avrebbe permesso un’evasione d’Iva di 18 milioni di euro, su false fatture da 108 milioni. Di questi, 75 milioni sono stati utilizzati dalle tre società con sede e amministratori romagnoli, mentre il restante è stato distrutto in Italia. Attraverso il collaudato metodo delle società “cartiere”, esistenti cioè solo sulla carta, grazie all’esenzione d’imposta sulle importazioni, utilizzando Paesi con un diversa fiscalità come San Marino, Cipro, Svizzera, Principato di Monaco, gli imprenditori riuscivano a piazzare sul mercato prodotti di elettronica a prezzi concorrenziali. Questo meccanismo avrebbe garantito a molte aziende di acquistare e poi rivendere al consumatore finale prodotti hi-tech a valori sensibilmente inferiori a quelli di mercato. Le società estere in Paesi Europei coinvolte sono 18, 38 quelle in Italia con sede in Campania (6), Lazio (10), Emilia-Romagna (13), Lombardia (4), Puglia (2), Veneto, Abruzzo e Toscana (1).