Megalò 3: Adesso tutti dicono no, c’é voluta un’inchiesta della Procura distrettuale de L’Aquila ed una serie di pronunciamenti da parte del tribunale amministrativo, l’ultimo l’altro ieri dal Tar di Pescara, per porre un no, forse definitivo, all’opera.
Il progetto era salito alla ribalta della cronaca quasi un anno fa con l’inchiesta della Distrettuale de L’Aquila, coadiuvata dal Corpo Forestale dello Stato, su un’ipotesi di corruzione per un presunto accordo sotto banco tra Enzo Perilli, l’imprenditore della Akka, la società che avrebbe voluto realizzare due edifici, uno dedicato alla grande ristorazione, l’altro sportivo-ricreativa, ed il sindaco di Chieti Umberto Di Primio, entrambi indagati. Secondo la Procura Perilli avrebbe fatto pressioni al primo cittadino per far approvare in Giunta il progetto. in cambio gli avrebbe garantito un contributo in campagna elettorale. Di Primio chiarì la sua posizione ritenendo, all’origine, il progetto utile soprattutto per i nuovi posti di lavoro che avrebbe assicurato, salvo poi rendersi conto degli aspetti poco chiari. Non a caso lo scorso luglio il Tar aveva dato ragione al Comune di Chieti che, attraverso il Suap, aveva nel frattempo diffidato la società Akka ad intraprendere i lavori, ed intimato la stessa società a non procedere con ulteriori azioni. A questo giudizio la Akka si era opposta ed aveva presentato ricorso che l’altro ieri é stato respinto . A fermare l’opera, stando alle motivazioni dei giudici, la mancanza totale di permessi ed autorizzazioni ed inoltre la nullità di un convenzione urbana risalente al 2006 ritenuta oggi del tutto inidonea. Sulla vicenda pesa anche un parere, forse tardivo ma esplicativo, del Genio Civile risalente al 20 luglio scorso, nel quale si dice che l’area, dove dovrebbero sorgere le strutture, é inibita a qualsiasi attività di trasformazione edificatoria perchè si tratta di area golenale classificata esondabile dal Piano Stralcio difesa alluvioni.