L’Italia non risponde ed i Libici soccorrono i migranti

Italia non risponde ed i libici si prendono i migranti’ Sos Humanity, ‘ieri non abbiamo potuto soccorrere una barca’

“Ieri pomeriggio, con 106 persone salvate a bordo, l’equipaggio della nave Humanity 1 ha ricevuto informazioni su un altro caso di distress ed ha chiesto al Centro di coordinamento italiano dei soccorsi di coordinare il caso, ma non ha ricevuto alcuna risposta per un’ora e mezza. Infine, il Centro ha dato istruzioni al capitano di procedere al caso. Tuttavia, a causa del ritardo di ore, una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata dall’Ue, aveva già raggiunto l’imbarcazione. La Humanity 1 ha potuto solo assistere al ritorno forzato illegale delle persone in fuga dalla Libia”. Lo denuncia la ong Sos Humanity. “Se il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma avesse immediatamente ordinato la ricerca e il soccorso delle persone in cerca di protezione, come previsto dal diritto marittimo – sostiene la ong – queste avrebbero potuto essere soccorse e portate in salvo. Invece, sono state intercettate in violazione del diritto internazionale e riportate con la forza nel ciclo di sfruttamento e violazione dei diritti umani da cui stavano cercando di fuggire”.

Poche ore dopo, all’equipaggio è stato chiesto dal Centro di coordinamento italiano dei soccorsi di dirigersi verso un’altra imbarcazione con persone in pericolo. “Tuttavia – prosegue Sos Humanity – poco prima che l’equipaggio potesse raggiungerli, è arrivata sul posto una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica. Con il loro atteggiamento minaccioso e le loro richieste via radio, hanno esortato il capitano ad abbandonare la scena. Le autorità italiane sono state informate, ma hanno intimato al capitano di seguire gli ordini della motovedetta libica e di non soccorrere le persone, esponendole così a essere riportate illegalmente in Libia”.

La Humanity 1, conclude la ong, “è attualmente in viaggio verso il porto di Ortona, assegnato dalle autorità italiane, a più di 1200 chilometri di distanza dalla posizione del primo soccorso. Ancora una volta, le autorità italiane
stanno consapevolmente mettendo a rischio il benessere delle 106 persone soccorse in mare”.