“Porre allo stesso livello l’uccisione di un orso bruno marsicano e quella di una gallina
sarebbe un assurdo giuridico, oltre che una gravissima offesa a tutti i cittadini onesti e rispettosi della fauna e della flora selvatiche”
Lo ha detto il presidente dell’associazione Appennino Ecosistema, Bruno Petriccione, motivando così l’invio di alcuni esposti alla Procura della Repubblica di Avezzano,
al Comando Provinciale dei Carabinieri dell’Aquila ed al Gruppo Carabinieri Forestali dell’Aquila per chiedere di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione
dell’orsa Amarena avvenuta a San Benedetto dei Marsi.
Nell’esposto si chiede di procedere non semplicemente per il reato di uccisione di animali, ma anche “per i ben più appropriati e gravi reati di uccisione di specie selvatiche animali protette e soprattutto di inquinamento ambientale”.
“Infatti – sostiene il presidente – l’uccisione di una femmina di orso bruno marsicano, entità biologica gravemente minacciata di estinzione e per questo tutelata in modo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale, per di più se accompagnata da due cuccioli che sono e quasi sicuramente spacciati in assenza della loro madre, costituisce certamente una gravissima minaccia ed un grave danno concreto alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano e quindi un grave danno al suo habitat, all’ecosistema del quale è parte fondamentale ed in generale alla biodiversità degli Appennini Centrali”.
“I nuovi gravi reati di delitto ambientale – sottolinea Petriccione – sono stati introdotti solo nel 2015 nel nostro ordinamento giuridico a seguito della paventata apertura di una
procedura di infrazione contro l’Italia, da parte della Commissione Europea, per ‘assicurare la protezione degli ecosistemi e delle specie montane, con priorità assoluta
rispetto alle attività umane nelle aree protette, utilizzando le migliori conoscenze scientifiche nel campo della ricerca ecologica’”.
Petriccione ricorda anche che proprio “a causa dell’insufficienza delle norme penali italiane poste a tutela dell’enorme patrimonio di biodiversità dell’Ue, l’uccisione volontaria di un orso bruno a Pettorano sul Gizio nel 2014 è rimasta impunita”.