Condannato ad un anno e due mesi il conducente del furgone che travolse ed uccise a Vicenza nel dicembre del 2022 Giacomo Torrieri, originario di Mosciano S.Angelo, ma residente da anni ad Altavilla Vicentina.
All’esito dell’udienza preliminare tenutasi ieri, in Tribunale a Vicenza, avanti il Gup dott.ssa Antonella Crea, ha patteggiato la pena di un anno e due mesi, con la sospensione condizionale, Victor Ayawvi Awuah, 43 anni, di origini ghanesi ma residente a Thiene, il conducente del furgone accusato e ora anche condannato per aver tamponato, travolto e ucciso, con una sciagurata uscita di strada, l’incolpevole Giacomo Torrieri, 63 anni, di Altavilla Vicentina, mentre, in sella alla sua bicicletta, rientrava a casa dal lavoro pedalando per la sua strada e regolarmente sulla banchina laterale: il tragico incidente è accaduto il 10 dicembre 2022 in viale della Scienza, a Vicenza. All’imputato, che ha potuto beneficiare degli sconti di pena previsti dal rito alternativo scelto, è stata anche comminata la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno e quattro mesi. Il sinistro, rilevato alla polizia locale di Vicenza, è stato poi ricostruito nei dettagli dall’ing. Claudio Coral, a cui il Pubblico Ministero della Procura berica titolare del relativo procedimento penale per omicidio stradale, la dott.ssa Cristina Carunchio, che ha da subito iscritto nel registro degli indagati l’investitore, ha conferito l’incarico di redigere una consulenza tecnica cinematica per accertarne dinamica, cause e responsabilità: alle operazioni peritali ha partecipato quale consulente tecnico di parte anche l’ing. Pierluigi Zamuner messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui, attraverso il l’Area Manager per Vicenza e il Veneto Alessio Rossato, si è affidata la moglie della vittima, anche per conto delle loro due figlie ancora minorenni, per essere assistita, fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia. E’ emerso che l’imputato, alla guida di un Renault Trafic, alle 16.55 percorreva viale della Scienza in direzione ovest-est, verso il centro di Vicenza:
“A una velocità di almeno 108 km/h” ha scritto il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio, spiccata nei confronti dell’imputato al termine delle indagini preliminari, sulla base dei calcoli effettuati dall’ing. Coral, che nella perizia ha rimarcato che il conducente dell’autocarro stava guidando il suo mezzo “a una velocità di più del doppio superiore a quella massima imposta in quel tratto di strada di 50 km”. A causa dell’andatura troppo sostenuta, anche per le condizioni atmosferiche, l’asfalto era viscido per la pioggia, giunto all’inizio di un tratto curvilineo, nell’affrontare la curva il quarantatreenne, prosegue l’atto della dott.ssa Carunchio, “ha perso il controllo del veicolo deviando verso destra, scarrocciando trasversalmente e, dopo aver percorso 26 metri (in cui ha anche divelto guardrail e segnaletica, ndr), andava a collidere (attingendolo posteriormente) con il velocipede condotto da Torrieri, che stava transitando con analoga direzione sulla banchina di destra, causandone in tal modo il decesso”. In seguito al tremendo impatto, il 63enne ha riportato politraumi gravissimi che non gli hanno lasciato scampo, è deceduto sul colpo. La sua condotta, puntualizza il consulente tecnico, “non è in alcun modo censurabile sotto profili di responsabilità emergenti da violazioni specifiche del codice della strada. Non è possibile rilevare imperizie, imprudenze e/o negligenze da parte del ciclista, non emergono comportamenti diversamente esigibili da parte sua che avrebbero potuto diversificare l’evento o evitarne la produzione, rimanendo esso unicamente legato ad una perdita di controllo dinamico dell’autocarro condotto dall’indagato”
Torrieri non ha avuto nemmeno modo di rendersi conto di nulla. Di qui la richiesta di processo per Awuah a cui il PM ha imputato
“Di aver causato per colpa la morte di Torrieri, con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, consistita della violazione degli articoli 141 e 142 del Codice della Strada, in forza dei quali il conducente deve regolare la velocità (…), in particolare nei tratti di strada a velocità limitata, nelle curve, in prossimità delle intersezioni, nelle ore notturne, nei casi di insufficiente visibilità per condizioni atmosferiche o per altre cause, nell’attraversamento dei centri abitati; non può superare il limite di velocità, che nel caso specifico era di 50 km/h, e deve garantire anche condizioni di massima efficienza del veicolo, tali da garantire la sicurezza per quanto riguarda gli pneumatici e i sistemi equivalenti, la frenatura e i dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione”: non bastassero le già gravi infrazioni commesse, dalla consulenza tecnica è anche risultato che il furgone “montava pneumatici altamente usurati, per le condizioni di usura irregolare e la vetustà degli stessi”.
Si è dunque arrivati all’udienza preliminare di martedì nella quale l’imputato, di fronte alle sue gravi e schiaccianti responsabilità, ha deciso di patteggiare la pena di un anno e due mesi.
Nativo di Mosciano Sant’Angelo (Teramo) e trasferitosi a Vicenza negli anni Ottanta, Torrieri aveva frequentato la scuola alberghiera e aveva sempre lavorato come cameriere per noti locali della zona, quali l’Hotel Michelangelo, Le Delizie, la Vecchia Guardia e il Papaya di Altavilla Vicentina, facendosi apprezzare per la professionalità, cortesia e disponibilità sia da titolari e colleghi sia dai clienti. Quel giorno, dopo aver staccato dal suo turno al Papaya alle 15 e aver effettuato alcune commissioni, stava tornando a casa con la bici che usava abitualmente per andare al lavoro e spostarsi in città. Purtroppo, non c’è mai arrivato. Studio3A aveva già ottenuto da tempo dalla compagnia di assicurazione del furgone il risarcimento integrale per la moglie e le figlie della vittima, che però si aspettavano anche una condanna per il responsabile della tragedia che ha strappato loro il marito e il padre, pur nella consapevolezza che nessuna pena sarebbe mai stata commisurata all’incolmabile perdita subita. Una risposta dalla giustizia penale che ora, per quanto molto parziale, è arrivata.