Il Piano antirumore nelle zone della Movida pescarese presentato stamani durante la seduta del consiglio comunale, ha fatto registrare nuove divisioni
Confartigiani ha detto sì al progetto dell’amministrazione comunale. E non si è fatta attendere la replica da parte delle altre associazioni di categoria che si sono subito dissociate. Il M5S ha presentato una richiesta di sospensiva della discussione ma, nonostante i voti delle minoranze e di Zaira Zamparelli di Fratelli d’Italia (astenuti Fattore e Rapposelli) non è andata a buon fine. Sono stati presentati 138 emendamenti, 130 modifiche al piano originario da parte delle opposizioni e 8 dalla maggioranza con il voto di Fratelli d’Italia. La discussione del piano antirumore proseguirà nella seduta di mercoledì 3 maggio a partire dalla ore 09.30.
«Da domani diserteremo le sedute della sala consiliare, dopo averla animata per giorni. Dimostreremo con la desertificazione dell’aula consiliare quanto sia distante la discussione in atto in Consiglio Comunale rispetto alla situazione dell’economia, della socialità, del lavoro. Assistere alle sedute di un Consiglio Comunale che dopo giorni di parole ha addirittura bocciato la richiesta di ripetere le misurazioni dell’Arta è inutile. Ci faremo sentire fuori dal Palazzo». Lo affermano i presidenti provinciali delle associazioni di categoria alle quali aderiscono gli esercenti di piazza Muzii, ovvero Giancarlo Di Blasio (Confartigianato), Marina Dolci (Confesercenti), Riccardo Padovano (Confcommercio) e Cristian Odoardi (Cna).
«Non si comprende come si possa continuare a parlare di dialogo con le imprese dopo il voto di questa mattina – spiegano le quattro associazioni – e dopo le parole del sindaco, che ripete che non ci sono divieti a Pescara dopo aver massacrato piazza Muzii con addirittura 13 ordinanze consecutive contro le quali gli esercenti sono stati costretti a presentare ricorso, dopo la determina del dirigente Cicconetti che in controtendenza rispetto al resto d’Italia riduce al minimo il numero degli ospiti a parità di suolo pubblico occupato, e dopo l’annullamento di ogni evento culturale, turistico, ricreativo promosso dal Comune in quella zona. Ribadiamo che non c’è alcun obbligo di approvare le misure contenute nel Piano proposto dalla giunta: si tratta di una volontà politica precisa, e spiace siano avallate da associazioni dalle quali tuttavia gli stessi operatori hanno pubblicamente dichiarato di non sentirsi rappresentati. In presenza di attacchi così duri nei confronti delle imprese, il mondo della rappresentanza dovrebbe essere compatto e unito nella difesa di chi rappresentiamo».