Sarebbe stato lui stesso a chiedere aiuto ai familiari: è in prognosi riservata a Teramo l’ex parroco di Navelli don Massimiliano De Simone trovato ferito, in un bosco, da un colpo di pistola. Ancora tutta da chiarire la dinamica e se fosse solo o meno. Abbiamo raggiunto telefonicamente il sindaco di Navelli, Paolo Federico, nelle cui parole ricordi affettuosi e l’incredulità per l’accaduto
Il boschetto del ritrovamento è poco distante dal centro abitato: una Navelli che oggi si interroga su cosa sia potuto accadere a don Massimiliano ex parroco, 52enne, molto noto in paese e ancora oggi ricordato per le tantissime iniziative in parrocchia e non solo. Stando a quanto si racconta in paese don Massimo era solito andare a passeggio in quella zona. Sembrerebbe che proprio i familiari, dopo una telefonata di richiesta di aiuto ricevuta da don Massimiliano, hanno allertato il 118: una volta sul posto i sanitari a bordo dell’ambulanza hanno provveduto a stabilizzare l’uomo subito trasportato al Mazzini di Teramo dove ora è in prognosi riservata. Al momento non si conoscono dettagli come ad esempio se il 52enne fosse solo, se sia stata o meno rintracciata l’arma e se, come sembra, sia comunque regolarmente dichiarata. Elementi essenziali sui quali i carabinieri stanno battendo a tappeto l’area del ferimento ascoltando familiari e conoscenti, visionando cellulari e profili social riconducibili a don Massimiliano il quale postava ogni giorno molte tra iniziative e riflessioni sulla sua pagina.
A Navelli Don Massimiliano è molto amato specie dai più giovani con i quali non ha mai smesso di condividere la passione per i campi sport, la musica e tutto quanto anima il mondo dei ragazzi specie se di una piccola comunità. In tarda mattina abbiamo raggiunto telefonicamente il sindaco di Navelli Paolo Federico nelle cui parole l’incredulità per l’accaduto e la vicinanza umana ai familiari. Anche nelle parole del primo cittadino il ritratto che ne esce di don Massimiliano è quello di un uomo che nel sacerdozio ha visto l’appagamento della sua natura empatica sempre al servizio del prossimo: mi lega un’amicizia profonda alla famiglia e quindi a don Massimiliano. Non riesco a capacitarmi dell’accaduto ancor di più se ripenso che ieri mattina ha fatto regolarmente colazione al bar del paese alle 6:30. Gli auguro di tornare a Navelli e Civitaretenga dove lo aspettiamo a braccia aperte: due comunità alle quali tradizioni è sempre stato tanto tanto legato. Sua la voce da speaker al palio degli asini di Navelli anche nella scorsa edizione”.
E da stamattina nei due paesi non si parla di molto altro: in molti sono convinti che la prematura quiescenza dal sacerdozio lo avesse tanto tanto provato.
A 40 anni don Massimiliano era cappellano del carcere dell’Aquila e in quel periodo ebbe per circa otto mesi, fra il 2008 e l’inizio del 2009, colloqui frequenti con Gaspare Spatuzza collaboratore di giustizia il quale, va ricordato, ha riscritto la storia delle stragi di mafia e smascherato i depistaggi sull’omicidio di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Con le sue dichiarazioni, infatti, Spatuzza aveva fatto scagionare i sette ergastolani innocenti condannati in base alle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino. Spatuzza nel 2008 decise di collaborare con i magistrati (a 11 anni dall’arresto avvenuto nel 1997). Del ravvedimento e sincero pentimento dell’ex boss di Brancaccio, a cui don Massimiliano decise di credere, si mostrò convinto anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo: “Quello di Spatuzza è un pentimento reale avvenuto in carcere e con un percorso spirituale. Al di là di questo, anche con la sola collaborazione con la giustizia, vista l’importanza processuale delle sue rivelazioni, è giusto che a un certo punto – quando e dopo quanti anni di carcere lo decideranno i magistrati – Spatuzza acceda ai benefici di legge esistenti. D’altra parte se è stato rimesso in libertà Giovanni Brusca. Quella sì è stata una cosa che mi ha un po’ sconvolto, ma anche allora ho detto che il nostro è uno Stato di diritto e che le leggi vanno rispettate.”
Tornando a Don Massimiliano, il 12 dicembre 2009 in una intervista a La Stampa l’ex parroco di Navelli entrava nei dettagli di questo incontro con Spatuzza: “E’ stato lui a cercarmi. Quando è arrivato all’Aquila aveva già iniziato un suo percorso, con il cappellano del carcere di Ascoli Piceno da cui proveniva. Mi ha voluto raccontare tutta la sua vita. Colloqui lunghi, ogni volta tre ore. Un giorno sì e un giorno no. Dialoghi intensi, spesso interrotti dal pianto”. E, ancora:” Credo sia una conversione autentica. Sono un prete, non mi interessa il lato politico-giudiziario con le possibili strumentalizzazioni. Dio, se vuole, può toccare il cuore anche del delinquente più incallito. Ho visto con i miei occhi il rammarico e la vergogna di Spatuzza mentre raccontava tutto il male compiuto nella sua lunga carriera criminale. Un rapporto continuato per molti mesi, non solo l’impressione o lo sfogo di un momento”.