Non sempre la volontà popolare coincide con quella della politica: un esempio plastico è la Nuova Pescara, scelta a maggioranza referendaria più di otto anni fa e ancora ferma a caro amico. E intanto il circolo Pd Nuova Pescara attacca: mancano i 300mila euro della Regione
La sensazione che la fusione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore sia ancora al palo è tangibile, tuttavia le cose potrebbero cambiare se lunedì 17 ottobre il consiglio comunale di Pescara approverà il differimento di un anno. “Si può fare”, dice il presidente del consiglio comunale Marcello Antonelli, “a patto che quei 12 mesi in più servano a costruire realmente la Nuova Pescara. Dobbiamo fare di più e prendere atto che si tratta di un traguardo ineludibile, lo dicono la volontà popolare prima e la legge regionale poi”.
Al momento la legge regionale fissa la scadenza dei termini al 1° gennaio 2023, ma prevede lo slittamento di un anno, un tempo che lo stesso Antonelli ritiene sufficiente a fare sul serio.
Era il mese di maggio del 2014 quando gli elettori hanno votato sì al referendum consultivo per l’istituzione di un nuovo comune comprendente Pescara, Montesilvano e Spoltore. I sì furono 64.891, il 64%. Hanno risposto al quesito 111.407 persone su 160.464 aventi diritto. A Pescara si contò il 70,32% di sì, a Montesilvano il 52,23%; a Spoltore i sì furono 4.892 e 4.672 no.
Interviene anche il circolo Pd Nuova Pescara. Umberto Coccia, Francesca Carnoso, Franca De Leonardis e Gabriele Liberatore sottolineano che “all’appello mancano ancora i 300mila euro della Regione Abruzzo per il progetto di fusione. Ad oggi, infatti, è stato il solo lavoro parlamentare dell’onorevole Luciano D’Alfonso a nutrire il progetto di sostegno economico, con i 105 milioni di euro di cui 5 milioni per il solo 2023, e normativo con l’emendamento in supporto delle attività amministrative dei consiglieri coinvolti. La Regione, dunque, ancora latita rispetto all’impegno assunto”.