“Sapere che è stato ucciso da un amico alle spalle per tremila euro ci rende ancora più tristi per una storia che non doveva finire così”. I genitori di Giuseppe Colabrese il giovane sulmonese di 27 anni, originario di Pescocostanzo ritrovato cadavere nell’ottobre del 2014 nel bosco di Cerri in provincia di La Spezia, non hanno esultato alla lettura della sentenza con cui il giudice del tribunale di La Spezia ha condannato, nella tarda serata di ieri, l’amico, Francesco Del Monaco, sulmonese di 23 anni, a 18 anni di carcere.
In silenzio, seduti per 12 ore in un angolo del tribunale ligure, hanno aspettato la fine dell’ udienza per poi andare via senza rilasciare alcun commento. “Non è stata cosa facile per loro, ripercorrere tutte le fasi dell’inchiesta della morte del figlio – afferma l’avvocato di parte civile Federica Benguardato – sostanzialmente giustizia è stata fatta e nonostante l’imputato abbia sempre negato di aver commesso l’omicidio, è stata brava la Procura a raccogliere le prove per incastrarlo facendo una ricostruzione scrupolosa e certosina”. A inchiodare Del Monaco sono state le celle telefoniche con cui la Procura è riuscita a dimostrare che anche lui, il 1/o agosto, giorno in cui Colabrese sarebbe stato ucciso, si trovava nel luogo dove è stato poi ritrovato il corpo senza vita dell’amico. A pesare sulla decisione del giudice è stato, sempre secondo l’avvocato Benguardato, anche l’ atteggiamento “reticente dell’imputato che oltre a non collaborare ha tentato di depistare le indagini fin dal primo momento