Una comunità incredula, sotto choc per l’omicidio di Christopher Thomas Luciani, 16 anni di Rosciano, ucciso domenica pomeriggio nel parco Baden Powell di Pescara. Il racconto del testimone
Sono tanti i pensieri, i perché. Diciassette anni entrambi, famiglie normali, studenti a Pescara. Uno residente in provincia con il papà carabiniere in una caserma locale; l’altro, in centro, papà impiegato, mamma insegnante e avvocato. Sono i due minori accusati dell’omicidio del 16enne, 25 coltellate. L’articolo di Simona De Leonardis, sul quotidiano Il Centro, racconta quello che sembra un film, riporta le parole del testimone che dice di aver assistito a quella giornata agghiacciante, alle coltellate, ai disperati rantoli del giovane agonizzante. A far scoprire il corpo poco dopo le 21 di domenica, quando sul posto si sono precipitate le volanti dirette da Pierpaolo Varrasso, è, infatti, un amico dei due fermati che ha assistito a gran parte di quell’inferno. Anche lui di buona famiglia, anche lui uno studente e anche lui, come il gruppetto degli altri cinque amici, presente domenica pomeriggio nel parco, mentre Christopher veniva ammazzato. Sempre il testimone ha raccontato agli investigatori che uno di loro doveva recuperare un credito da Christopher di 250 euro.
Thomas Christopher Luciani, l’adolescente trovato riverso tra le sterpaglie adiacenti il Parco Baden Powell a Pescara, è stato ucciso con 25 coltellate. Figli di carabiniere e avvocato i due presunti responsabili: “Nessun segno di pentimento”. Il delitto maturato per 250 euro di debito per droga. Il ragazzo ucciso si era da poco allontanato da un comunità.
Un omicidio efferato. Stando alle prime ricostruzioni, Thomas Christopher Luciani 17 anni da compiere, residente a Rosciano, sarebbe stato raggiunto da 25 coltellate. Il corpo della vittima è stato trovato domenica sera all’interno del parco Baden Powell a Pescara. Da quanto si è appreso, nel tardo pomeriggio un gruppetto di 7-8 ragazzi ha raggiunto il parco. Poi due di loro sono entrati e hanno incontrato il 16enne. Raggiunta una zona non sorvegliata, lo hanno colpito ripetutamente con un coltello, presumibilmente da sub, viste le lesioni riportate dal ragazzo. I due ragazzi avrebbero continuato a colpirlo anche quando il giovane era già esanime a terra. All’origine dei fatti, un debito di droga di poche centinaia di euro: forse 200 o 250.
DOPO L’OMICIDIO IL BAGNO IN SPIAGGIA – Dopo averlo abbandonato tra le sterpaglie i due si sono allontanati. Il gruppo, racconta il testimone, poi, è andato al mare, in uno stabilimento balneare del centro. Lì, stando alle testimonianze raccolte, sarebbe stato abbandonato il coltello. L’arma, al momento, non è stata trovata e vanno avanti le ricerche dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco.
IL “PENTITO” E I DUE FERMI – A lanciare l’allarme sull’omicidio di Thomas Luciani, alcune ore dopo i fatti, secondo quanto appreso, è stato uno dei giovani che facevano parte del gruppo insieme ai due indagati, dopo aver compreso la gravità dell’accaduto. A quel punto, il rinvenimento del cadavere e l’avvio delle indagini, che in poche ore hanno consentito di individuare i presunti responsabili: i due minorenni fermati sono il figlio di un avvocato e il figlio di un maresciallo comandante di una stazione locale di un comune della provincia di Pescara. Determinante, nel lavoro certosino condotto dagli investigatori della squadra Mobile, diretti dal vice capo Mauro Sablone, oltre alle testimonianze, anche la visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti al parco e allo stabilimento balneare.
PRIMO INTERROGATORIO, NESSUN PENTIMENTO – I due ragazzi fermati non avrebbero tradito emozioni durante il primo interrogatorio: al momento non ci sono state reazioni particolari, in sostanza c’è stata assenza di empatia emotiva o pentimento, questo al momento, nei prossimi giorni si vedrà se a determinare questo stato è lo choc e ci saranno cambiamenti emotivi. Lo si apprende da fonti investigative. I due presunti omicidi sono liceali figli di buona famiglia, inseriti socialmente. Dalle fonti vicine al Tribunale emerge che alla base del delitto ci sarebbe un probabile debito di “stupefacente di cui fanno uso ragazzi di quella età” che i due avrebbero dovuto alla vittima per cessioni precedenti: si parla di circa 250 euro. Viene definito “fondamentalmente di persone apparentemente normali” il contesto sociale che contraddistingue sia la vittima che i due presunti omicidi, di un anno più piccoli, tutti e tre cittadini italiani. Le indagini sono coordinate da ieri sera, dal capo della Procura per i minorenni dell’Aquila, David Mancini, e dal sostituto Angela D’Egidio, che hanno fatto un sopralluogo nella zona dove è maturato l’omicidio. I due ragazzi sono in stato di fermo in centri di prima accoglienza: entro quattro giorni ci sarà l’udienza di convalida. Uno degli arrestati nega, L’altro lo accusa: gli ha anche spento la sigaretta in faccia. Maurizio Cirillo pubblica su Il Centro la versione dei due amici accusati dell’omicidio davanti agli inquirenti.
“NON CONOSCEVO LA VITTIMA” – Uno dei due fermati per l’omicidio di Thomas Luciani durante il primo interrogatorio che si è svolto nella questura di Pescara ha affermato di non aver mai conosciuto la vittima, ma solo di sapere chi fosse. Ma è tutta la ricostruzione dei fatti ad avere ancora lati molto oscuri, anche perché si ha a che fare con le deposizioni di ragazzini alcuni dei quali vengono descritti sotto choc. Poco chiara anche la dinamica dell’omicidio, ferme restando le 25 coltellate, chi sia stato a sferrarle o se ci sia stata una cooperazione. Così come stanno emergendo dubbi sul movente economico del delitto, chi deve a chi e quanto. I due ragazzi intanto dopo la chiusura dell’interrogatorio sono stati trasferiti uno presso la struttura dedicata all’accoglienza presso il Tribunale dei Minori dell’Aquila, l’altro presso una struttura analoga nel centro di Roma. Nell’articolo
THOMAS SI ERA ALLONTANATO DA UNA COMUNITÁ IN MOLISE – Thomas Luciani era fuggito venerdì scorso dalla comunità di Isernia dove era su disposizione dei giudici a seguito di una piccola condanna per piccoli reati. Il ragazzo ucciso era stato quindi qualche giorno allo sbando. Nel programma rieducativo doveva frequentare un laboratorio per parrucchieri a Campobasso. Secondo quanto si è appreso negli ultimi due anni il ragazzo aveva dato qualche problema anche ai servizi sociali di Rosciano, il paese del pescarese dove viveva dall’età di tre anni con la nonna dopo essere stato abbandonato dai genitori.
ROSCIANO SCONVOLTA – “Una comunità sconvolta”, ammette il sindaco di Rosciano Simone Polozzi. Thomas era molto conosciuto dalle strutture comunali di Rosciano, e secondo quanto appreso era considerato un bambino fragile e con problemi, “segnato dalla vita, ma fin quando è stato seguito da noi era sotto controllo”, spiegano. Poi l’adolescenza, tanto che le sue fughe da casa negli ultimi tempi erano frequenti, specie da quando aveva iniziato le scuole a Pescara. Chi ha sentito la nonna parla di una donna distrutta, avvertita poco prima di mezzanotte della scorsa serata di quanto accaduto.
Le ipotesi sul suo ritorno a Pescara (forse con il cellulare in dotazione) da clandestino sono quindi legate a regolamento di eventuali conti precedenti a febbraio scorso, periodo nel quale era stato assegnato alla comunità di Isernia. La comunità aveva denunciato il suo mancato rientro già da venerdì. “La cosa che non ti aspetti – è il laconico commento del sindaco Palozzi – è che quello che doveva essere un carnefice è diventato una vittima di soggetti di una società apparentemente con più certezze di lui, quelli che vengono chiamati dei ragazzi perbene”.
L’ALTRO ALLONTANAMENTO DA CASA – La giovanissima vittima fu infatti protagonista di un altro episodio di cronaca nei mesi scorsi. Nel novembre del 2023 Thomas Christopher si allontanò dall’abitazione di famiglia, a Rosciano. Scattò, su denuncia dei genitori, il dispositivo di ricerche da parte di due Prefetture, Pescara e Chieti. Poi Thomas Christopher venne ritrovato in buono stato di salute a Pescara.
COMITATO ORDINE E SICUREZZA PUBBLICA – Nell’immediato dall’efferato omicidio avvenuto nel Comune di Pescara si è tenuto nel pomeriggio di ieri, convocato dal prefetto Ferdani, il Comitato Provinciale per l’Ordine e Sicurezza Pubblica, nel corso del quale sono stati esaminati alcuni specifici profili sulla dinamica del crimine.