Si torna a parlare della discussa sentenza in Corte d’Assise d’Appello a L’Aquila per l’omicidio di Monia Di Domenico, con la pena per Giovanni Iacone ridotta da 30 a 17 anni.
Lo fa il noto psicologo, il Professor Giuseppe Orfanelli, nel corso di un convegno sugli aspetti criminologici, penalistici e normativi della vulnerabilità delle vittime dirette o indirette di atti di violenza, tenutosi stamane presso l’aula magna della scuola di Polizia di controllo del territorio di Pescara:
“Se in un recente processo per l’omicidio di una mia ex assistente, tra l’altro, fosse stato ascoltato uno psicologo specializzato in criminologia clinica, senza limitarsi alla relazione seppure ottima, di un anatomopatologo, forse i giudici sarebbero stati meglio indirizzati a confermare la condanna a 30 anni all’imputato, piuttosto che ridurla a 17. La figura dello psicologo altamente specializzato in criminologia clinica – ha ricordato Orfanelli – è fondamentale in tutte le fasi procedimentali, da quella d’indagine fino al dibattimento, in fatti di crimine come quelli dei maltrattamenti, delle violenze sessuali o peggio dei femminicidi. Ci sono anche disciplinari estremamente severi per poter ricoprire questo ruolo, a conferma dell’importanza di questa figura.”
L’incontro, fortemente voluto dal direttore Francesco Zerilli, s’inquadra in una serie d’iniziative correlate all’attività didattica degli allievi del corso che tra meno di un mese giungerà a conclusione. Tra i relatori il Sostituto Procuratore di Chieti Giancarlo Ciani che ha parlato degli aspetti normativi legati ai reati di maltrattamento e violenza sessuale e all’approccio più adeguato che le Forze di Polizia devono avere nel formulare le informazioni di reato, citando l’importante protocollo d’intesa della Procura di Tivoli sulla protezione delle vittime di reato, in condizione di particolare vulnerabilità e di violenza di genere. E’ stata poi la volta del magistrato di Cassazione Aldo Aceto che ha offerto interessanti spunti anche rispetto al modo con il quale vengono formulate determinate sentenze spesso oggetto di critiche, sottolineando i meandri all’interno dei quali sia la magistratura inquirente che quella giudicante devono inoltrarsi, anche rispetto ad una consapevolezza giovane della gravità di certi reati come quello della violenza sessuale che solo dal ’96 è diventato delitto contro la persona, quando invece prima era considerata delitto contro la moralità pubblica. Si è affrontato anche il tema della prevenzione, utile, da questo punto di vista l’intervento della dirigente della sezione anticrimine della Questura di Milano Alessandra Simone che ha illustrato i termini del Protocollo Zeus, in base al quale, a Milano, l’ammonimento del Questore per chi si macchia di maltrattamenti viene accompagnato anche dall’indicazione di uno specifico percorso di recupero. Un esperimento questo che sta dando degli ottimi risultati e che andrebbe implementato anche in altre questure.