Il Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, tramite il suo direttore Luciano Sammarone, parla di “perdita enorme” in riferimento all’orso marsicano che ieri pomeriggio è stato trovato morto tra Rocca Pia e Scanno. Alla base del decesso potrebbe esserci una lotta con un altro plantigrado
Luciano Sammarone, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio Molise, ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito dell’orso bruno marsicano che ieri pomeriggio è stato trovato senza vita nella foresta demaniale regionale Chiarano-Sparvera, nei pressi dell’area pic-nic, ai margini dell’area contigua del Parco nel territorio compreso tra Rocca Pia e Scanno. “È una perdita enorme, anche se le prime ipotesi parlano di una competizione tra orsi”, ha affermato Sammarone. In base alla prima ricognizione cadaverica, infatti, sono emersi segni che potrebbero far pensare proprio a una lotta tra plantigradi: un elemento suffragato dalla presenza, nelle vicinanze, di ciuffi di pelo di orso che sono stati repertati e raccolti per l’analisi genetica.
L’animale, secondo quanto riferito, è un orso maschio adulto, di almeno 10 anni, il cui decesso dovrebbe risalire a meno di 24 ore prima del rinvenimento. L’orso, che è stato sottoposto a sequestro dai carabinieri forestali di Sulmona e dai guardiaparco, domani verrà trasportato all’Istituto Zooprofilattico di Teramo. “Solo attraverso gli accertamenti che saranno svolti sia presso la clinica di medicina veterinaria dell’università di Teramo sia presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo sarà possibile stabilire le reali cause di morte ed escludere eventuali avvelenamenti o atti di bracconaggio”, ha concluso Sammarone.
Intanto l’Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) fa sapere che la prossima settimana invierà un esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona per chiedere indagini approfondite in merito alle cause della morte dell’orso, sulle quali gli animalisti hanno una tesi ben precisa qualora dovesse trattarsi di avvelenamento: “In quella zona – si legge in una nota – operano molti tartufai e la presenza dell’orso li potrebbe infastidire nelle loro azioni di ricerca, senza contare il fatto che negli ultimi mesi sono decine i cani da tartufo avvelenati e quindi, qualora fosse confermato l’avvelenamento, sicuramente quella sarebbe la prima pista da seguire, senza tralasciare altre ipotesi ovviamente”. Tuttavia, conclude l’Aidaa, “prima di trarre conclusioni aspettiamo di conoscere gli esiti degli esami autoptici”.