Approderà al porto di Ortona venerdì la ‘Aita Mari’, nave della ong Salvamento Marítimo Humanitario (Smh), originaria dei Paesi Baschi, che ieri ha soccorso 40 persone al largo di Lampedusa. Lo scalo abruzzese è stato assegnato alla Ong dalle autorità italiane
“Tra loro ci sono donne e bambini”, si legge in una nota diffusa sui social, “sono tutti sani e salvi”. I migranti sono stati fatti salire a bordo della barca Aita Mari, utilizzata dall’ong spagnola per le sue operazioni di soccorso. Smh ha spiegato inoltre che le autorità italiane le hanno assegnato come porto di sbarco quello di Ortona, situato “a 750 miglia nautiche” dal punto in cui è avvenuta l’operazione di salvataggio dei migranti. Ore dopo, l’Aita Mari ha intercettato un’altra imbarcazione con decine di persone a bordo, segnalandola alle autorità italiane. In questo caso, se n’è fatta carico la Guardia di Finanza, secondo l’ong basca. Nei giorni scorsi, Smh era stata impegnata in un’altra operazione di soccorso di 31 migranti nel Mediterraneo centrale, fatti poi sbarcare a Civitavecchia sabato scorso.
La Prefettura di Chieti è già attiva nell’organizzare l’accoglienza dei migranti il cui sbarco è atteso per il pomeriggio del 24 febbraio nel porto di Ortona. E sull’accoglienza, secondo quanto apprende l’ANSA, ieri si è tenuta una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in cui le misure sono state condivise con tutti gli attori coinvolti perché si ritiene necessario soprattutto dare sostegno a persone in viaggio da più di tre giorni, quindi prossimità e supporto iniziale, prima ancora della distribuzione nei Cas: nel porto di Ortona ci saranno la Asl, il 118, la Croce Rossa Italiana, la Protezione Civile. I migranti dovrebbero essere 38, la maggior parte donne e
minori, e la priorità, per la Prefettura di Chieti e tutti gli operatori, è in questo momento un’accoglienza fluida e veloce, soprattutto un supporto a persone sicuramente stremate. La nave che ospita i migranti ha personale sanitario a bordo, ma non si sa che tipo di screening venga effettuato: è stata disposta un’area specifica come presidio sanitario con personale dell’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) che salirà a bordo dove effettuerà un primo screening. In base a quanto emergerà, i migranti verranno fatti scendere dando la precedenza agli infermi o a chi necessita di ospedalizzazione o misure più urgenti. E’ prevista un’area dedicata a soccorso,
verifiche e screening sanitario, poi i migranti verranno ripartiti nei vari centri di accoglienza tenuto conto, se ci sono, dei nuclei familiari o di minori non accompagnati. La Prefettura di Chieti, da quando a dicembre scorso si è
insediato il prefetto Mario Della Cioppa, nell’ipotesi di uno sbarco aveva già elaborato con la Capitaneria di Porto di Ortona un Piano con le misure di accoglienza. Ora si tratta di metterle in pratica.
Il 12 agosto 1993 undici cittadini albanesi furono fermati durante controlli congiunti di Carabinieri, Finanza e Polizia. Risultò poi che erano arrivati nascosti nel sottofondo di un autocarro che trasportava balle di fieno, sbarcato a Ortona dalla motonave ‘Casablanca’ proveniente da Durazzo. Nei loro confronti fu emesso provvedimento di espulsione dall’Italia e per il loro rimpatrio.
Pochi giorni dopo, a 300 metri circa dal molo ortonese, altri sette albanesi – espulsi dopo circa dieci mesi di permanenza a Chieti – si gettarono in mare da una motonave che li stava riportando a Durazzo. Cinque furono subito recuperati da una motovedetta della Capitaneria di porto e da alcuni pescatori, due risultarono introvabili, ma secondo testimoni potevano aver raggiunto la spiaggia a nuoto. Il successivo 20 agosto il
comandante croato della ”Casablanca”, indagato per agevolazione dell’immigrazione clandestina, fu ascoltato in Procura. Era stato lui stesso a recarsi dal magistrato sostenendo di non sapere della presenza di clandestini a bordo. Fu aperta un’inchiesta per accertare se, per entrare in Italia, vi fosse stato pagamento di denaro.
Dieci anni dopo, il 2 aprile 2003, il comandante di una nave greca battente bandiera di Tonga fu arrestato a Ortona dai carabinieri con l’accusa di aver favorito l’immigrazione illegale di cinque pakistani. La nave fu posta sotto sequestro, il comandante, processato con rito direttissimo, condannato a un anno e sei mesi di reclusione e 6.000 euro di multa. Nello stesso anno, il 29 agosto, il Comandante e il supervisore di una motonave battente bandiera Cipro, attraccata a Ortona per operazioni commerciali, furono arrestati per concorso in favoreggiamento all’ingresso illegale di cittadini stranieri. Nascosti nei locali caldaie, Carabinieri e Finanzieri avevano trovato tre ventenni pachistani. Il giorno dopo il magistrato non convalidò l’arresto, riconoscendo l’extraterritorialità della nave; i due ufficiali furono scarcerati per non avere commesso reati e la motonave fu dissequestrata.
Nel 2015 tre ghanesi e due ivoriani arrivarono al porto di Ortona su un convoglio della Micoperi battente bandiera panamense. Sembra si fossero nascosti una settimana prima nella stiva durante lo scalo in Costa d’Avorio, ma finiti i viveri si fecero scoprire e il comandante segnalò la situazione alle autorità. Una volta in porto, i cinque furono sottoposti a visita medica obbligatoria, poi su disposizione della Prefettura accompagnati in un centro di accoglienza a Schiavi di Abruzzo dove poi chiesero asilo politico.